
25 aprile, festa della Liberazione!
Oggi, 25 aprile, ricorre in Italia l’ottantesimo anniversario della Liberazione.
L’anniversario della liberazione d’Italia, noto anche come festa della Liberazione (o semplicemente il 25 aprile), è una festa nazionale della Repubblica Italiana, che si celebra ogni 25 aprile per commemorare la liberazione dell’Italia dall’ occupazione nazista e dal fascismo, a coronamento della resistenza italiana. È un giorno fondamentale per la storia d’Italia, come simbolo della lotta condotta dai partigiani e dall’esercito a partire dall’8 settembre 1943 (giorno in cui gli Italiani seppero dell’armistizio di Cassibile, appena firmato con gli Alleati, anglo-americani).
In verità, non si è trattato di un armistizio bensì di una “resa incondizionata”, come risulta dagli atti formali sottoscritti a Cassibile (una frazione di Siracusa).
Molti giovani, ma non soltanto loro, fanno confusione tra le due date, ed anche sui fatti e sugli eventi avvenuti si accavallano narrazioni di svariato genere che finiscono con lo stravolgere completamente la storia, quella vera, quella tragica storia che racconta di una “guerra civile” avvenuta in Italia in quel periodo, in cui gli italiani combatterono (e si ammazzarono) tra di loro, spinti da opposte posizioni politiche, gli uni contro gli altri armati.
Benito Mussolini, quindi il Fascismo, aveva stretto con Adolf Hitler, quindi con il Nazismo, il cosiddetto Patto d’Acciaio (in tedesco: Stahlpakt), formalmente noto come Patto di amicizia e di alleanza fra l’Italia e la Germania (in tedesco: Freundschafts und Bündnispakt zwischen Deutschland und Italien); un accordo tra i governi del Regno d’Italia e della Germania nazista, firmato il 22 maggio 1939.
E furono tanti i militari italiani che immolarono la loro vita in guerre ed occupazioni naziste sotto l’egida del Führer, che aveva come obiettivo l’espansione territoriale della Germania e la creazione del “Terzo Reich” che dominasse l’Europa e il mondo. L’ideologia nazista, fondata sul razzismo e il nazionalismo aggressivo, giustificava l’uso della forza per raggiungere questi scopi.
E Mussolini, in cuor suo, immaginava di potersi alla fine sedere al “tavolo dei vincitori” per accaparrarsi qualche pezzo di territorio conquistato.
Allo sbarco delle forze anglo-americane in Europa, alle quali si erano nel frattempo aggregate anche altre nazioni, tra cui la Russia, l’Italia cominciò ad essere duramente bersagliata (le città maggiormente colpite furono Torino, Milano e Genova, “il triangolo industriale”, ma anche tanti altri obiettivi strategici, come Montecassino, Foggia, ecc.), fintanto che – messa con le spalle al muro – fu costretta di “arrendersi”, voltando di fatto le spalle all’alleato tedesco e mettersi sotto la protezione dei “nuovi alleati”.
Tutto ciò creò due ordini di problemi: il primo riguardò le inevitabili ritorsioni tedesche contro gli italiani ed il secondo provocò l’inizio di una vera e propria guerra civile tra gli italiani (filo americani e filo russi) e quelli cosiddetti “repubblichini” (pro Repubblica di Salò – e dunque filo tedeschi – costituitasi a seguito della liberazione per mano tedesca di Benito Mussolini, arrestato, per ordine del Re d’Italia, dopo la sua destituzione da parte del Gran Consiglio, con la nomina del generale Pietro Badoglio come nuovo capo del Governo, in sua vece).
Nel mentre vari movimenti partigiani operavano alla macchia, mettendo a repentaglio le loro vite per liberare l’Italia dal nazi-fascismo, collaborando a spianare così la strada alle nuove forze alleate.
E il nazi-fascismo venne dunque sconfitto, anche grazie a queste formazioni, di diversa natura ed estrazione, ma unite dal medesimo obiettivo di libertà.
Terminò pure la guerra civile, anche se qualche strascico si è protratto nel tempo, trasformandosi nondimeno da lotta armata a lotta verbale in cui ciascuno rivendica ancora l’atavico posizionamento di appartenenza.
Ecco, oggi, 25 aprile, è la festa della Liberazione, la festa di tutti noi italiani!
Dopo ottant’anni, sarebbe ora di stendere un velo pietoso sui torti e le ragioni di ciascuna delle “posizioni”, stringersi la mano, abbracciarsi fraternamente ed evitare sterili ed inutili polemiche.
Viva l’Italia, viva la Libertà.
