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I giorni della merla
Questi giorni di fine gennaio ed inizio febbraio, caratterizzati da un diffuso clima rigido (qui a Milano sta nevicando … ma negli Stati Uniti d’America le temperature sono scese anche a meno cinquanta gradi), sono solitamente definiti “i giorni della merla” poiché – secondo un’antica leggenda popolare – una merla e i suoi piccoli, in origine neri come i maschi della stessa specie, per ripararsi dal gran freddo di fine gennaio si rifugiarono dentro un comignolo dal quale emersero ai primi di febbraio tutti grigi a causa della fuliggine e da quel giorno tutti i merli femmina e i piccoli furono grigi.
Ma non è diminuita solo la temperatura.
L’Istat ha comunicato che nel quarto trimestre 2018 l’economia italiana ha registrato una contrazione dello 0,2%, e si tratta del secondo trimestre consecutivo di calo dopo il meno 0,1% del periodo luglio-settembre. L’Italia è entrata dunque in “recessione tecnica” dopo cinque anni di tendenziale crescita, seppure intorno agli “zero virgola”.
E, così, come in tutti i “pollai” che si rispettano, le nostre fazioni politiche hanno cominciato a beccarsi vicendevolmente, ognuna attribuendo le colpe e le responsabilità all’altra, e quindi, come sempre, per quelli che governano è colpa di quelli che li hanno preceduti e viceversa.
Ciò nonostante, il vizietto, che accomuna indistintamente e da tempo immemorabile tutte le fazioni politiche, di promettere agli ignari cittadini mari e monti nell’imminenza di competizioni elettorali, continua in maniera imperterrita a condizionare le scelte di governo soprattutto in materia economico finanziaria.
Niente di più sbagliato!
I programmi politici devono essere impostati su progetti di largo respiro e nell’interesse generale di tutti i cittadini, in una logica di universalità che deve travalicare i confini nazionali, con riguardo soprattutto all’Europa, la nostra casa comune.
Si diceva un tempo che non si potevano fare le nozze coi fichi secchi e il detto diventa ancora più attuale oggi quando si proclama di eliminare – per legge – la povertà attraverso sostegni sociali diffusi senza possederne tuttavia i mezzi sufficienti. E non solo, ma con un debito pubblico stratosferico.
Si dirà, ma la contrazione che si registra in questi ultimi mesi interessa anche altri stati europei e del mondo; è vero, ma in Italia siamo maggiormente a rischio, proprio perché abbiamo un sistema economico più fragile, dovuto soprattutto al debito pubblico elevato, in mano a creditori nazionali e esteri che detengono i titoli di stato, che maturano interessi, e che vengono continuamente rinnovati attraverso nuove emissioni. Con l’aggravante che ad ogni perturbazione interna o internazionale del mercato lo spread (differenziale rendimento azioni, obbligazioni, titoli di stato) si impenna e gli interessi passivi aumentano.
Va da sé che più stabile è l’equilibrio interno e maggiori sono le probabilità che gli investitori stranieri vengano attratti; in caso contrario la nazione viene isolata e si va verso una inesorabile debacle.
Foto di repertorio Internet