In visita nel Borgo Antico diTermoli, in Molise, ci si imbatte nel vicolo “Rejecelle”, considerato il più stretto d’Italia e d’Europa. La sua larghezza, nel punto più ridotto, è di soli 34 centimetri.
Tra i luoghi più singolari e caratteristici della città, l’esclusiva stradina è stata probabilmente concepita per permettere agli abitanti di percorrerla in caso di necessità, come guerre o carestie, evitando così le strade di comunicazione più importanti, tra cui via Duomo e i bastioni di via Montecastello, regolarmente presidiate dai soldati. La sua costruzione risale al primo agglomerato urbano del paese vecchio, mentre la denominazione dialettale “Rejecelle”, ossia “via stretta”, deriva dal termine francese “Rue” (strada), con cui venne battezzato il vicolo nel 1799.
“A Rejecelle”, chiamata così affettuosamente dai termolesi, è dunque la viuzza più contenuta di Termoli; si trova nel cuore del Borgo Antico ed è una sorpresa, oltre che una piacevole scoperta, trovarsela davanti, attraversarla fino in fondo ed esplorare i segreti dell’antico borgo marinaro.
L’esclusiva stradina molisana ha strappato il primato alla marchigiana Ripatransone, sita in provincia di Ascoli Piceno, per una questione di soli due centimetri.
La pavimentazione attuale, a schiena d’asino, è formata da basole in pietra bianca proveniente dalle cave di Apricena – Poggio Imperiale ed originariamente era fatta con ciottoli e pietre grezze. Le pareti che la delimitano si presentano ancora integre, a parte i punti dove i muri sono stati riempiti con intonaco.
Si racconta che, anticamente, i plebei dovevano cedere il passo alla nobiltà e quando nella viuzza si incontravano due gentiluomini, uno di fronte all’altro, dovendo stabilire chi dei due dovesse procedere in avanti, e data l’impossibilità di girarsi, essi ricorrevano a regole molto rigide: il meno nobile indietreggiava e lasciava il passo a quello più altolocato. In caso di pari lignaggio, sorgevano dispute che a volte conducevano al duello tra i due contendenti per lavare l’onta dell’affronto.
Oggi, invece, soprattutto i turisti, ci vanno per fare la prova pancia … poiché nella strettoia ci passano solo le persone magre!
Dal Libro ”25°Festival internazionale del folklore” (http://www.prolocotermoli.it/a-rejecelle.html):
“’A Rejecelle’, piccola stradina situata nel cuore del borgo antico di Termoli, ricavata tra i fabbricati, contrassegnati dai numeri civici 6 dal lato vico 2° castello e dai numeri civici 21 e 38 del lato di via Campolieti Nicola Maria e via Salvatore Marinucci, è considerata non a torto uno dei luoghi più singolari e caratteristici della città di Termoli.
La sua costruzione risale certamente al primo agglomerato urbano del Borgo, come si evince dal materiale impiegato per la costruzione delle pareti dei due fabbricati che la delimitano e per il materiale posto a copertura: ciottoli, pietre arenarie, mattoni, travi….
La stradina, nel corso dei secoli, ha subito varie trasformazioni, specialmente nella parte superiore che doveva essere originariamente tutta coperta con tavole e tegole, sostenute da archetti di mattoni e travi in parte ancora visibili.
Sicuramente fu realizzata per far muovere indisturbati gli abitanti del borgo, specialmente in caso di necessità derivante da eventi di varia natura, come guerre, dominazioni e carestie, evitando così il percorso delle strade di comunicazione più importanti, quali l’attuale via Federico 2° di Svevia, via Duomo, via San Pietro e i bastioni di via Montecastello, regolarmente presidiate dai soldati.
Fu con la denominazione francese del 1799 che si cominciò ad indicarla con l’attuale nome: infatti i francesi la chiamavano “Rue” che, nella loro lingua significa Strada e solo successivamente il termine, con il passare del tempo fu distorto dai termolesi con il maccheronico francesismo “Rejecelle” , cioè strada piccola e stretta. E’ lunga appena mt. 7,88 è coperta per mt. 3,30 dal lato di via Campolieti, mentre la restante parte è a cielo aperto ed ha le pareti storte e curvilinee, che si restringono nella parte superiore, rispetto alla base, specialmente nella zona centrale. L’ingresso di via Campolieti si presenta con un apertura a rientrare, alta mt. 1,77 con la parte superiore completamente chiusa, riempita con pietre, mattoni e calce ed è sorretta da tavole e travi, unitamente ad un manufatto di mattoni poco visibile. La larghezza alla base è di mt. 0.59 mentre al centro misura mt. 0,50, la parte al centro della strada ha la base di mt. 0,60, quella di centro mt. 0,40 con punti a salire a mt. 1,80 da terra, di mt. 0,34 e 0,35 per terminare, nella parte superiore, con una larghezza di molto inferiore a mt. 0,30. L’ingresso di vico 2° castello ha un’apertura alta mt. 2,52, sormontata da un muro di mattoni e pietre di mt 1,40, sostenuto da un archetto di mattoni; a poca distanza dall’archetto d’ingresso c’è un primo e un secondo manufatto in mattoni che serviva a sorreggere la copertura e a tenere uniti i muri perimetrali della strada. Vicino alle due pareti d’ingresso di vico 2° castello ci sono due aperture di mt. 0,25 x 0,30, realizzate abusivamente, evidentemente per arieggiare i locali di due fabbricati adiacenti; inoltre al centro della strada e, precisamente sulla parete sinistra, si notano i resti di una canna fumaria che sbuca verso l’alto, chiusa alla base da un pezzo di tavola che a suo tempo raccordava la parete per poi rientrare nell’abitazione del civico 21 sicuramente un camino. La pavimentazione attuale, a schiena d’asino, è formata da marmette di pietra bianca d’Apricena; originariamente era fatta da ciottoli e pietre. Sostanzialmente integre si presentano le pareti che la delimitano, a parte i punti dove i muri sono stati riempiti con intonaco, e nella parte dove si alza la canna fumaria dove sono state realizzate le due piccole aperture; quello che preoccupa maggiormente è la parte che sorregge la copertura della strada con l’archetto d’ingresso del lato vico 2° castello con manufatti di mattoni, tra i muri perimetrali, adibiti a sostegno delle abitazioni, poiché in mancanza di cura e di manutenzione si notano segni di indubbia staticità. Per le sue caratteristiche e le sue architettoniche ‘a Rejecelle’ rappresenta un grande pregio artistico-culturale e un inestimabile valore storico-architettonico”.
Ma Termoli non è solo la “Rejecelle”; Termoli è una città veramente interessante e qualche anno fa, con precisione il 30 luglio 2011, pubblicai su questo stesso Sito/Blog www.paginedipoggio.com un articolo dal titolo “Termoli … mare, sole e il Borgo vecchio!”, alla pagina http://www.paginedipoggio.com/?p=3034, che riporto qui di seguito:
Termoli … mare, sole e il Borgo vecchio!
Una zuppa di pesce in uno dei suoi caratteristici ristoranti marinari o semplicemente una passeggiata nei vicoli del Borgo vecchio tra locali e negozietti aperti fino a tardi, assaporando magari un gustoso gelato; questo (ed altro ancora) offre Termoli nelle sere d’estate, dopo una giornata di mare e di sole.
Arroccato su un piccolo promontorio roccioso, il Borgo vecchio di Termoli, che molti dicono ricordi la forma di un cuore ed altri di un pugno, si protende verso il mare Adriatico, dove verso est si intravede, nelle giornate limpide, il profilo dell’arcipelago delle isole Tremiti, raggiungibili in motonave o in aliscafo dal porto di Termoli.
Il Borgo vecchio risale al V secolo: la città visse tra le mura che recintano il Borgo vecchio fino al 1847, quando re Ferdinando Il di Borbone autorizzò i termolesi a costruire fuori dalle mura.
Il Borgo appare come un intricato labirinto di stradine strette e tortuose, tra cui il celebre Vico II Castello [n.d.A.: in dialetto denominato “a Rejecelle”], – tra i più stretti d’Europa – che si stringono attorno al Duomo (Cattedrale di San Basso patrono di Termoli), quasi a voler sfruttare ogni metro quadrato disponibile dell’esiguo spazio, ove l’azzurro del mare riempie di colore ogni suo scorcio.
La chiesa principale di Termoli è un insigne monumento di arte romanica con oltre 800 anni di storia, che ha mantenuto immutato nei secoli il suo splendore con i colori della pietra chiara con cui è stato costruito; ancora prima nello stesso posto sorgeva un’altra cattedrale piena di mosaici, presumibilmente costruita sulle rovine di un tempio romano.
Nel tempo, molte cose sono cambiate, soprattutto dopo che – ormai da diversi anni – è iniziato il recupero architettonico e la valorizzazione del Borgo vecchio, che appare oggi come uno scrigno in cui le casette rimodernate, ma (quasi) sempre in perfetto stile con l’originario impianto architettonico , custodiscono la storia di secoli.
Per entrare nel Borgo vecchio ci sono due ingressi, uno sul lato nord, ai piedi del Castello, e uno sul lato del porto, caratterizzato da una porta ad arco e dalla torretta del Belvedere dalla quale si ammira il panorama del porto gremito di colorate barche dondolanti e della spiaggia a sud di Termoli.
Dentro le mura del Borgo vecchio di Termoli le casette dei pescatori lasciano poco spazio alle stradine strette e attorcigliate, come si conviene a una cittadella fortificata che subiva l’assalto dei Turchi (e altri invasori) e doveva fare di ogni angolo un punto di difesa e di ogni strettoia un mortale agguato.
Fra scorci incantevoli e sprazzi di mare che guizzano sullo sfondo di un vicoletto, di tanto in tanto si schiudono piccole e graziose piazzette.
Nel dedalo di viuzze e stradine si apre inaspettata, quasi a sorpresa, una piazza più ampia, recintata da case basse colorate di bianco e d’ocra, e lì ad un angolo la Cattedrale di San Basso.
Continuando a passeggiare lungo il perimetro della cinta muraria si arriva al Faro che dialoga in silenzio con la luce del corrispondente Faro di Punta Penna sul promontorio di Vasto; a questo punto del percorso si staglia netta l’immagine del Castello Svevo, dal suo ingresso fino alla cima dove si trova la torretta meteorologica costruita dall’Aeronautica militare.
Il Castello caratterizza con il suo profilo l’immagine del Borgo vecchio. La sua struttura è semplice ed è costituita da una base tronco-piramidale munita di torrette cilindriche agli spigoli e sormontata da una torre parallelepipeda di minori dimensioni. Sul lato nord è visibile l’avancorpo dell’antico ponte levatoio, che fungeva da ingresso. La semplicità della struttura e le sue caratteristiche difensive fanno pensare che sia stato costruito in epoca normanna (XI secolo), nel luogo ove già esisteva un torrione di epoca longobarda.
Il Castello è comunemente definito Svevo, probabilmente in seguito alla ristrutturazione, databile intorno al 1247, che Federico II fece eseguire, come testimonia una lapide ritrovata all’interno di una delle torrette angolari. Tale intervento sarebbe stato attuato nel 1240, successivamente alla distruzione delle difese esistenti per opera della flotta veneziana, alleata di Papa Gregorio IX.
Nel corso dei secoli il Castello ha subito varie modifiche soprattutto dopo l’avvento delle armi da fuoco. Durante i recenti restauri sono stati ritrovati dei graffiti databili al secolo XVI, ed alcuni disegni al carbone lasciati sulle pareti della cisterna inferiore nel periodo in cui questa era adibita a carcere borbonico.
Dal 1885 il Castello di Termoli è stato annoverato tra i monumenti nazionali e designato quale museo storico regionale.
La festa di San Basso patrono di Termoli
La festa religiosa di San Basso ricorre il 5 dicembre, giorno in cui nella cattedrale romanica, dove sono conservate le reliquie, il vescovo celebra una solenne Messa in onore del Santo alla presenza di autorità, associazioni, marinai e gente devota. Ma i festeggiamenti veri e propri si tengono in estate tra il 3 ed il 4 agosto. La mattina del 3 agosto, dopo la S. Messa in cattedrale, si procede con la tipica e suggestiva “processione per mare”, durante la quale la statua di San Basso viene portata a bordo del motopeschereccio della flotta termolese, estratto a sorte giorni prima, addobbato per l’occasione. Le altre imbarcazioni seguono l’imbarcazione del Santo cariche di gente, formando così un corteo molto suggestivo. A metà percorso, dal battello col Santo viene gettata in acqua una corona di fiori in onore del protettore ed in segno di legame con il mare: un’antica leggenda narra, infatti, che furono proprio dei pescatori termolesi a ritrovare a largo il sarcofago con le reliquie del vescovo San Basso. A mezzogiorno circa il corteo rientra in porto e la festa prosegue in serata quando la statua viene portata a spalla in processione per le stradine del Borgo fino al mercato ittico dove viene venerata fino al mattino successivo. Alle 6 del mattino del 4 agosto, dopo la veglia notturna, viene celebrata una Messa dinanzi allo stesso mercato che conclude la permanenza della statua del santo negli ambienti dei marinai. La sera alle 19,00 viene celebrata un’altra Messa, stavolta nella piazza antistante la Cattedrale, e a seguire l’ultima processione, la più partecipata, stavolta per le vie cittadine. La festa prosegue poi tra bancarelle, noccioline, giostre e gli immancabili spettacolari fuochi pirotecnici che salutano rimandando l’appuntamento all’anno successivo.