In Senato bocciata ieri pomeriggio la mozione di sfiducia di Fratelli d’Italia al Ministro della salute Roberto Speranza, per la gestione dell’emergenza pandemica Covid-19.
Una sfiducia il cui esito appariva scontato sin dalla sua enunciazione, tenuto conto dei numeri che il Partito di opposizione proponente rappresenta in Parlamento.
Infatti, la mozione è stata respinta con 221 voti contrari e solo 29 favorevoli (e pare che i proponenti fossero 33).
Ma forse l’intento della mozione da parte di Fratelli d’Italia aveva una finalità esclusivamente politica: il fine (subdolo!) non era quello di arrivare ad un’improbabile sfiducia di Speranza, ma quello di mettere alle corde Forza Italia e, soprattutto, Lega (suoi partner della coalizione di centrodestra, ma al momento sostenitori del Governo Draghi di cui Speranza è Ministro) ritrovatesi nella difficile posizione di dover difendere (obtorto collo) l’operato del loro ministro.
E la contromossa non si è fatta attendere: i sodali del centrodestra al governo infatti, pur confermando la loro fiducia in Mario Draghi [Presidente del Consiglio dei Ministri] e conseguentemente nel Ministro Speranza, hanno proposto una Commissione di inchiesta sulla gestione della pandemia da parte dello stesso Ministero della Salute, ritenendo improduttivo il ricorso a mozioni di sfiducia individuali, peraltro senza alcuna possibilità di successo, con l’auspicio che, attorno ad una proposta seria, si possa trovare la convergenza della stragrande maggioranza delle forze parlamentari.
Un giochino alquanto ambiguo, per non utilizzare altri termini più appropriati e congrui alla circostanza: un po’ come sparare sulla Croce Rossa!
Sparare sulla Croce Rossa è un noto modo di dire che può assumere più sfumature di significato.
Si deve partire dalla premessa che i trattati internazionali vietavano (e vietano tuttora), durante le battaglie o scontri a fuoco, di sparare su coloro che soccorrevano i feriti (e che erano ben identificabili dall’emblema della Croce Rossa) così come vietavano bombardamenti su ospedali o su mezzi di soccorso.
Sparare sulla Croce Rossa era quindi un modo di dire utilizzato in passato per indicare l’indegno comportamento di coloro che si approfittavano della loro forza per sopraffare i più deboli e, più in generale, un comportamento biasimevole.
Oggi, nel nostro caso, la frase è del tutto azzeccata, se riferita a coloro che sfruttano la debolezza degli altri per vincere una competizione (meramente politica e di pura rendita elettorale, a dir poco squallida!), e sovrastarli in una discussione inutile e pretestuosa.
C’è un po’ da vergognarsi, in verità, in questi frangenti con oltre centoventimila morti di Covid-19 e una situazione pandemica mondiale ancora in grande evoluzione (attualmente la variante indiana sta falcidiando l’intera popolazione e molti casi sono presenti già anche in altri Stati, Italia compresa).
Sul Piano pandemico, di cui tanto si è discusso in questi ultimi tempi, Speranza ha chiarito in Senato che il mancato aggiornamento è da farsi risalire ad un periodo temporale molto lungo, che passa attraverso i sette precedenti Governi.
E’ inutile quindi continuare con le polemiche: ora il Piano pandemico c’è ed è aggiornato.
“Non si fa politica su un’epidemia” ha precisato Speranza, il quale non è certamente indenne da errori, sviste, inesattezze, censurabili quanto vogliamo, ma umanamente ammissibili in una situazione di particolare gravità che ha colpito il Paese e il mondo intero. Una pandemia dagli effetti colossali, con un nemico ignoto, subdolo e aggressivo, che ha spiazzato non solo i governi delle nazioni ma anche la comunità scientifica, che si sono trovati nell’esigenza di affrontare il grave contesto, giorno per giorno, con tentativi e sperimentazioni di vario genere, fino ad imbroccare la strada giusta che è quella della vaccinazione di massa attualmente in corso. Con uno sforzo sovrumano e con un tempismo straordinario, per la prima volta nella storia la comunità scientifica ha prodotto vaccini anti Covid-19 in meno di un anno. E a soli quattro mesi dalla loro approvazione da parte degli Organismi competenti, in Italia risulta già vaccinata buona parte della popolazione con gravi fragilità o comunque più esposta al rischio di maggiori conseguenze in caso di contagio.
E, dunque, sparare sulla Croce Rossa in questo frangente con una mozione di sfiducia individuale non solo è criticabile per i motivi già espressi, ma è un po’ come prendersi in giro da soli, poiché le mozioni prodotte dalle minoranze parlamentari sono destinate sempre (matematicamente) ad essere bocciate, com’è del resto costantemente avvenuto nella nostra storia repubblicana degli ultimi oltre settanta anni.
C’è un solo caso, l’unico in assoluto, avvenuto nel 1975 quando venne “licenziato” il Ministro della Giustizia Filippo Mancuso del Governo di Lamberto Dini.
Ma in quel caso la mozione venne promossa dalla maggioranza parlamentare che reggeva il governo, che aveva i numeri necessari per farlo (i numeri ma non la competenza!).
Una storia rocambolesca, quella di Mancuso. Era stato nominato Ministro della Giustizia per le sue riconosciute competenze giuridiche. Quando però cominciò a prendere di mira (secondo alcuni giustizialisti o presunti tali) il pool mani pulite di Milano mandando in Procura gli ispettori ministeriali, la maggioranza percepì che Mancuso era animato da furore antigiustizialista (com’era giusto che fosse un Ministro della Giustizia). Dini provò a convincerlo ad ammorbidire la sua battaglia contro il pool (ma anche il Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro ci mise del suo … e neanche tanto sotto metafora) ma Mancuso tirò dritto per la sua strada. I gruppi di maggioranza presero allora la decisione di sfiduciarlo al Senato con 173 voti a favore, 3 contrari e 8 astenuti. Mancuso però non si dimise: fece ricorso alla Corte Costituzionale, che gli diede torto, argomentando che le mozioni di sfiducia individuali sono perfettamente legittime anche se non espressamente previste dalla Costituzione ( … e quindi … si è forzata la Costituzione con un atto arbitrario?).
Da allora un caso simile non si è mai ripetuto.
Ma la storia della sfiducia individuale del Guardasigilli Mancuso, pace all’anima sua, è comunque una brutta storia, che solo chi ha vissuto quel drammatico periodo denominato Tangentopoli può ben ricordare.