Si terrà a Poggio Imperiale, nei prossimi giorni, un’interessante conferenza riguardante ” I beni culturali: ricchezze da tutelare”, nell’ambito del bicentenario dell’autonomia amministrativa del Comune di Poggio Imperiale (1816 – 2016), e per il ventennale della dipartita di Mons. Giovanni Giuliani Jr, alias Don Nannino (1996 – 2016); due importanti avvenimenti, per la nostra comunità. che ricorrono proprio quest’anno.
I beni culturali, come ben sappiamo, si dividono in beni materiali e in beni immateriali; un bene culturale si definisce materiale quando è fisicamente tangibile, come un’opera architettonica, un dipinto, una scultura e si definisce invece immateriale quando non è fisicamente tangibile, come una lingua o dialetto, una manifestazione del folklore o persino una ricetta culinaria. Il nostro amato e giovane paesello non ha la fortuna di possedere molti beni materiali, ma sicuramente è ricca di beni immateriali che bisogna ben custodire e valorizzare opportunamente. Il nostro dialetto, le nostre tradizioni, la nostra cucina e le tante altre (apparentemente) piccole cose che possono e devono essere tramandate ai posteri, perché ne abbiano memoria.
Il convegno avrà luogo giovedi 26 maggio 2016, alle ore 18,30, presso la sala teatro di via Oberdan, e toccherà principalmente i seguenti argomenti:
Palmira e Khaled Al Assad, l’Unesco e i Beni Culturali, il nostro Territorio e le Tradizioni consolidate, le Chiese di San Placido Martire e del Sacro Cuore, il Santuario di san Nazzario, il busto del Principe Placido Imperiale, i Parroci nativi di Poggio Imperiale: Don Giovanni Giuliani senior e Don Giovanni Giuliani junior (Don Nannino).
Dopo i saluti del Sindaco, Dott. Alfonso D’Aloiso, interverranno:
Antonietta Zangardi, Antonio Giacò, Rossella Gravina, Giuseppe Izzo, Stefania Cristino, Giusy Di Summa, Nicla Simeone, Titta Romano, Angela Chenet, Mara Romano, Luigi Cuccitto, Vincenzo Luigini, Luciana Bove, Maria Pia Abbatuantuoni.
La serata verrà allietata dai canti di Stefania Cristino, accompagnata da Primiano Schiavone, Gino Maselli, Primiano Schiavone, Dino Vitale e Luigi Maselli.
La manifestazione è stata organizzata dal Centro Territoriale Simposio Culturale di Poggio Imperiale, Comune di Poggio Imperiale, Club per l’Unesco di San Severo, Edizioni del Poggio ed Avis di Poggio Imperiale. Hanno collaborato all’organizzazione: Antonio Giacò, Peppino Tozzi e Nazario Mazzarella.
Io e mia moglie siamo stati cortesemente invitati all’incontro, che si rivelerà sicuramente piacevole e stimolante, dall’amica Antonietta Zangardi (coordinatrice ed animatrice del citato Centro Territoriale Simposio Culturale), ma non potremo purtroppo essere presenti sul posto per quella data. Tuttavia, non faremo mancare, anzi continueremo ad assicurare con ogni mezzo possibile il nostro contributo di testimonianza, soprattutto con riguardo all’esigenza di mantenere vive le nostre Tradizioni ed il legame con il nostro passato: veicoli indispensabili per proiettarci sicuri e coraggiosi verso il futuro, con particolare riferimento alle giovani generazioni.
Siamo molto orgogliosi e ci riteniamo davvero fortunati per quell’esperienza di vita vissuta nella nostra fanciullezza e prima giovinezza a Poggio Imperiale, tra famiglia, parenti, amici, asilo dalle Suore Sacramentine, Scuola, Azione Cattolica, Don Giovanni Giuliani, il vecchio parroco, e Don Nannino, il giovane e illuminato sacerdote, che molto hanno concorso alla nostra formazione.
E l’occasione della ricorrenza del ventesimo anniversario della prematura morte di Don Nannino (26 luglio 1996), mi spinge a spendere qualche parola per ricordare questo insigne concittadino poggioimperialese che ha lasciato un vuoto incolmabile e un ricordo indelebile.
Ma cominciamo prima da suo zio, Don Giuannine.
Affiorano ancora alla mia mente i ricordi delle “adunanze” nel vecchio “circolo”, a lato della Chiesa del Sacro Cuore, tenute da Don Giovanni senior (Don Giuannìne), il nostro parroco di allora, e le tante messe che ho “servito”, non solo nella due Chiese del paese, ma anche al Santuario di San Nazzario, la domenica mattina, prestissimo e, quando occorreva, anche al Cimitero. A San Nazzario ci si andava con una autovettura “giardinetta” di colore giallo, che riportava su entrambi gli sportelli la reclame della “Pasta Ghigi”, gentilmente messa a disposizione da Vituccio Lorizio, e guidata da Micheluccio Cristino. Il Santuario era presenziato da un “eremita” (l’ultimo fu Michele, detto “Battalone”), che viveva in un pagliaio adiacente alla Chiesa e coltivava un orticello nelle vicinanze. Ho memoria anche di qualche “pancotto” frugale preparato dall’eremita e consumato in loco. Alla messa, celebrata all’alba della domenica mattina, partecipavano per lo più famiglie di contadini che abitavano nelle masserie della zona, originari di San Nicandro, Apricena, Lesina e Poggio Imperiale.
Don Giovanni, sebbene mostrasse un temperamento rigoroso e la mano pesante, soprattutto con i ragazzi più discoli, si rivelava profondamente caritatevole e benevolo, non solo con i ragazzi, ma con tutti i suoi parrocchiani, i quali ricambiavano con profonda devozione. Fu un innovatore, per l’epoca, e molteplici furono le iniziative avviate in paese, sia per la cura delle anime e sia per la formazione giovanile oltre che per le opere di assistenza alle persone più bisognose.
Spesso, la sera dopo cena, egli si recava a casa della mia famiglia, mostrandosi molto disincantato nell’ascoltarmi mentre gli rileggevo i miei componimenti scolastici; apprezzava (diceva lui) la profondità dei sentimenti e la semplicità con cui esprimevo le mie sensazioni, concludendo sempre con il solito ritornello: “Lo dobbiamo fare prete questo ragazzo”. E si compiaceva frequentemente con i miei genitori nel mentre gustava fino in fondo il suo mezzo sigaro toscano, che doveva essere rigorosamente biondo e morbido. E, questo, io lo sapevo molto bene perché quando mi recavo dal tabaccaio (Lazzare Picchione) per acquistarglielo, dovevo dire proprio così: “Biondo e morbido”.
Ma non mi feci prete! Quando passò da casa mia Don Giuseppe Stoico del Seminario Vescovile di San Severo, accompagnato dallo stesso Don Giovanni, per interrogarmi circa le mie reali intenzioni di intraprendere gli studi presso il Seminario, mi dimostrai esitante, confessando poi riservatamente a mia madre che non mi andava di farlo perché i preti non possono sposarsi.
Riguardo con commozione una mia vecchia foto dell’asilo, un po’ ingiallita, che ritrae i bambini (maschietti e femminucce) con i loro grembiulini bianchi; si tratta del primo asilo del dopoguerra di Poggio Imperiale, nell’anno 1949, voluto proprio dal nostro Don Giuannìne. In quella nuvola bianca di grembiulini ci sono anch’io, a quattro anni, con Fernando, Antonio, Luigi, Pina, Evelina, Elisa, Tonino, e tanti altri bambini con i quali ho condiviso giochi, merende, gite e comunque una parte importante della mia vita. Mentre, tra il candore dei grembiulini, spiccano i volti premurosi delle care e amate Suore Sacramentine, nei loro tradizionali abiti religiosi scuri; quelle suore che rappresentano la mia forza e quella dei miei compagni di un tempo, in quanto testimonianza della formazione di base dei futuri uomini e delle future donne di Poggio Imperiale, ai quali esse hanno saputo fornire le sicurezze necessarie per affrontare la vita, superando ogni paura e timore dell’incerto. Ma un’altra figura importante emerge nella foto, ed è quella del nostro parroco del tempo: Don Giovanni Giuliani senior, Don Giuannìne, il quale ancor prima del nipote Don Nannino – che ha poi rappresentato il nostro vero punto di riferimento formativo in età giovanile – ci ha guidati fino agli anni della nostra prima adolescenza, inculcandoci i principi fondamentali, non solo religiosi, ma anche etici e morali. Si tratta di quel Rev.do Giuliani, nominato nella seduta del Consiglio Comunale di Poggio Imperiale del 14 ottobre 1920, come Alfonso Chiaromonte rievoca nel suo recente libro “Na zènne de Tarranòve”, Edizioni del Poggio, 2016, presentato a Poggio Imperiale il 16 aprile scorso a cura del locale “Poggio Circuito Creativo”, sempre nell’ambito della ricorrenza del bicentenario dell’autonomia amministrativa del nostro Comune, e del quale sono l’autore della “Presentazione”.
E ricordo, poi, l’ordinazione sacerdotale del giovane Don Nannino (Don Giovanni Giuliani Junior, nipote del vecchio parroco) nella Cattedrale di San Severo e la sua prima messa solenne celebrata a Poggio Imperiale nella Chiesa Matrice di San Placido Martire. Avevo all’epoca dieci anni e sono stato presente (e dunque testimone oculare) ad entrambe le celebrazioni. Grande fu l’entusiasmo per tutta la popolazione ed un nuovo vento di cultura sociale, oltre che religiosa, cominciò ad aleggiare di riflesso anche in paese, poichè Don Nannino si proponeva – tra le tante altre sue aspirazioni – di avvicinare il cattolicesimo alla cultura corrente, interessandosi al mondo del lavoro, che in quegli anni cominciava ad essere scosso dai primi problemi sociali e contrasti di classe. La sua sede di prima assegnazione fu San Severo, fino a quando non subentrò allo zio, nel 1977, come parroco di Poggio Imperiale; ma la sua presenza nel paesello natio fu continua ed ininterrotta anche in tutto il periodo precedente, tenuto anche conto dell’età avanzata di Don Giovanni senior.
Don Nannino era giovane, colto ed estremamente carismatico e tante furono le iniziative da lui intraprese, alle quali noi giovani della GIAC (Gioventù Italiana Azione Cattolica) partecipammo sempre con impegno e abnegazione, donandoci serenamente per il bene comune della nostra collettività. Il vento nuovo aveva portato entusiasmo, partecipazione, novità, condivisione e spirito di appartenenza. E rammento i ritiri spirituali presso il Convento di Stignano; il Campo Estivo Diocesano di Castelnuovo della Daunia; le Lotterie a premi e le recite per finanziare attività benefiche; i lavori (anche manuali) di realizzazione della nuova sede della GIAC; le attività di natura benefico/commerciale in occasione della festività presso il Santuario di San Nazzario; le adunanze del sabato pomeriggio alla GIAC (con Don Nannino il livello di approfondimento delle tematiche trattate era divenuto molto più intenso … forse perché noi ragazzi eravamo nel frattempo cresciuti); i riti e le cerimonie religiose, i cori, i canti e la Commissione Festa Patronale. Il Triduo Pasquale, il canto dei Salmi e le prediche dai balconi, addobbati con le coperte di seta lungo il percorso della Via Crucis cittadina, che Don Nannino assegnava per ogni “stazione” a ciascuno di noi, e l’ansia e la trepidazione di quei momenti, generate dal fatto di dover parlare dal balcone alla folla che seguiva mestamente la processione (si trattava in verità di recitare a memoria un testo predisposto preventivamente da Don Nannino).
Il nostro grande maestro non è stato solamente parroco di Poggio Imperiale, ma ha ricoperto cariche importanti anche nell’ambito della Diocesi di San Severo.
“Mons. Giovanni Giuliani Jr, Poggio Imperiale 25 agosto 1931 – 26 luglio 1996, Sacerdote dal 10 luglio 1955, Parroco di Poggio Imperiale dal 1977. Licenziato in Teologia, Dottore in Giurisprudenza, dal 1976 ha esercitato anche la professione di Avvocato Rotale. Assistente Generale dell’Azione Cattolica, Direttore e docente presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di San Severo e nelle scuole statali, Vicario per la Pastorale. Notevole fu il suo impegno a favore dei poveri: Direttore della Caritas Diocesana, Assistente della comunità per tossicodipendenti di don Gelmini e Assistente volontario nelle carceri di San Severo. Il suo impegno pastorale ha mirato alla valorizzazione della Dottrina Sociale della Chiesa, alla creazione di un laicato responsabile e consapevole secondo lo spirito del Concilio Vaticano II. Ha tenuto numerose conferenze, ha collaborato con riviste e periodici” (Biografia tratta dal libro “ Giovanni Giuliani, Cordialmente …” a cura di Francesco Armenti, Felice Miranda Editore, 1997).
Don Nannino curava anche la rubrica “La voce di don Giuliani” sul “Corriere di San Severo”; una finestra aperta sul mondo che gli consentiva di mantenere un contatto diretto con i lettori, ai quali egli prodigava eloquentemente consigli, attraverso puntuali risposte alle tante domande, quesiti, interrogativi che gli venivano posti intorno alle tematiche più disparate.
Il libro “Giovanni Giuliani, Cordialmente …” rappresenta, per l’appunto, la raccolta di alcuni di quegli articoli pubblicati nel periodo che va dal 1988 al 1996, e che può ben rappresentare una sorta di testamento spirituale che egli ha voluto lasciarci.
Don Nannino fu, a mio avvivo, tra coloro che erano convinti che la fede cristiana trova il suo momento critico e decisivo nella lettura dei segni del tempo e nell’impegno a risolverli e realizzarli. Penso che per un cristiano la storia non debba essere una pagina inerte e amorfa, ma fermentata da indicazione e da germogli sempre nuovi. Questa visione della storia è sicuramente conforme allo spirito del Vangelo. E, nel leggere i suoi scritti, attraverso le risposte ai lettori, si colgono infatti le sensazioni della novità – che nulla ha a che vedere con la modernità indotta dalla cultura dominante del momento – ma di quella novità in cui si fa strada l’esigenza dell’uomo di salvare se stesso e di realizzarsi secondo misure di pienezza; quella che si afferma attraverso la comunicazione dei valori e mediante la prolificazione della libertà.
Il mondo stava cambiando e molti dei valori fondanti della società, che era entrata in una crisi profonda, erano stati messi in discussione. E’ un dato di fatto che giustizia e ingiustizia, solidarietà ed egoismo, verità e falsità, amore e odio fanno parte dell’uomo da quando è apparso sulla terra, ma mentre un tempo il divario tra ciò che era bene e ciò che era male, poteva non destare rischi di gravi e insormontabili squilibri sociali, successivamente esso si è notevolmente ampliato, creando tensioni e dando origine ad una nuova domanda: la domanda di fiducia e di credibilità nelle istituzioni, ma soprattutto nelle persone che le compongono e nei valori di cui sono portatori. In altri termini domanda di cambiamento culturale.
Don Nannino “Era sicuramente un leader, serio, volitivo. Mente con molti interessi, trovava soprattutto nel campo giuridico il luogo dove meglio esprimeva le sue doti” (+ Cesare Bonicelli, Presentazione, “Giovanni Giuliani … Cordialmente …”, libro citato).
Ed ancora, “I suoi meriti sono noti, ma uno in particolare mi ha sempre suggestionato: quello di decantare ogni ibrida situazione, di semplificare tutti i problemi che i suoi tanti lettori gli ponevano trasmettendo ricchezza di umanità e a chi avanzava dubbi deponeva nel suo cuore il seme della fiducia e della speranza … quel che ci ha dato e ci ha lasciato è più dello stesso destino che nella afosa estate ce lo ha strappato. Le persone che amiamo non le perdiamo” (Vito Nacci, Il ricordo di Vito Nacci, “Giovanni Giuliani … Cordialmente …”, libro citato).
E, nonostante siano trascorsi 20 anni dalla sua scomparsa, le sue parole e i suoi pensieri risultano ancora di un’attualità incredibile, ragione per cui nel leggere oggi per la prima volta il suddetto libro di Francesco Armenti a lui dedicato, od anche solo nel rileggerlo, si ha la sensazione di trovarsi di fronte a problematiche dei giorni nostri … come se il tempo non fosse mai trascorso.
Don Nannino con il papa Giovanni Paolo II
in visita a San Severo, il 25 maggio 1987
(dalla copertina del libro, Giovanni Giuliani, Cordialmente …)