Dopo anni di chiusura, nuova vita per la storica dimora milanese; un percorso tra storia e letteratura nei luoghi abitati dal grande poeta e scrittore italiano.
Anche noi non abbiamo voluto mancare a questo importante appuntamento e, così, mercoledi 21 ottobre scorso, a soli due giorni dalla nostra visita all’Expo Milano 2015, io e mia moglie ci siamo concessi questa nuova ed emozionante avvenutura: entrare nell’intimità dei luoghi ove il Manzoni ha vissuto, pensato e scritto le sue opere immortali, attraversando stanze, corridoi, scalone d’onore, camera da letto e studio, nei quali sembra aleggiare ancora il suo spirito perenne, che dalle finestre continua ad osservare la sua magnolia del giardino all’interno del palazzo.
A 230 anni dalla nascita di Alessandro Manzoni, rinasce dunque l’antica residenza di via Morone 1, dove l’autore dei “Promessi Sposi” visse dal 1813 fino alla morte, avvenuta nel 1873.
La casa del grande scrittore è stata ufficialmente riaperta al pubblico il giorno 6 ottobre 2015, dopo un recupero articolatosi sia nella ristrutturazione dell’edificio, sulla base di un progetto elaborato dallo studio dell’architetto Michele De Lucchi, finalizzato a migliorare la funzionalità degli spazi per un loro differenziato utilizzo, sia in una rinnovata programmazione dell’offerta museale.
In particolare, l’allestimento del Museo Manzoniano è stato ripensato con un nuovo taglio scientifico, secondo i più aggiornati orientamenti museologici e museografici, grazie al contributo del consiglio direttivo e del comitato consultivo di “Casa Manzoni” e sotto la supervisione del Prof. Fernando Mazzocca, già docente ordinario di Storia della critica d’arte e uno dei massimi esperti internazionali di arte italiana dell’Ottocento.
Il nuovo percorso espositivo è organizzato in sezioni dedicate a specifici temi: all’immagine di Manzoni, a quella della sua famiglia, alla cerchia degli amici illustri, ai luoghi di Manzoni, ai “Promessi Sposi” dal cinema alla televisione al teatro, al Manzoni “botanico” e alle sue biblioteche.
E’ possibile, tra l’altro, ammirare i suoi libri e le lettere con le quali comprava sementi per il giardino di Milano e per la casa di campagna di Brusuglio; quadri, ritratti, edizioni dei Promessi Sposi; oggetti e tesori di famiglia, tra cui un ricamo eseguito da “Maria Antonietta” poco prima di essere ghigliottinata. Se si passa poi allo studio e alla “monacale” camera da letto dove il Gran Lombardo morì, ecco l’affaccio sul giardino e quella magnolia che consolò i suoi ultimi giorni.
Presentando il progetto di restauro conservativo e riqualificazione, Giovanni Bazoli, presidente del Consiglio di sorveglianza di Intesa SanPaolo, che lo ha finanziato con un investimento di 4 milioni di euro, ha ricordato che si è trattato di “un impegno preso cercando di coinvolgere altre realtà milanesi, ma senza ricevere risposte: per questo abbiamo deciso di sobbarcarcelo da soli“.
Manzoni, ha sottolineato lo stesso Bazoli, “è una figura in cui si riconosce uno dei padri della Patria. Non si impegno’ soltanto per un rinnovamento culturale ma si adopero’ anche per la rifondazione morale della nazione. Attraverso la creazione di una lingua destinata a divenire il modello dell’Italia unita, egli contribui’ da protagonista alla formazione di una moderna coscienza nazionale” (ANSA).
La riapertura della “Casa Manzoni”, a seguito della sua recente ristrutturazione, è avvenuta dopo anni durante i quali l‘intero complesso con il relativo circuito museale sono rimasti chiusi ai visitatori. Ora Milano si riprende la dimora di Alessandro Manzoni, non solo come museo ma soprattutto come accogliente centro di cultura. Dietro la facciata in piastrelle di cotto su piazza Belgiojoso, pianterreno e primo piano sono destinati al museo e il secondo al Centro Nazionale di Studi Manzoniani. Siamo nel cuore emotivo e poetico di Milano, Piazza della Scala è a un passo, a poche decine di metri una lapide ricorda dove nacque Carlo Emilio Gadda. E qui sta nascendo una sorta di “isola dei musei”, con le Gallerie d’Italia nello stesso isolato della casa di via Morone e il Museo Poldi Pezzoli più giù verso i giardini Montanelli, in attesa che anche il progetto della Grande Brera prenda corpo e dia un senso compiuto all’intero piano, pur in considerazione dell’attuale congiuntura economica.
E, sempre a proposito di Alessandro Manzoni, Niccolò Tommaseo, profeticamente, scrisse: “Verrà tempo di migliore età che la nostra, che gli uomini si recheranno a visitare la casa di questo grande italiano, come luogo sacro”.