Su di un marciapiede, in prossimità della “Puerta” (la Porta del Cammino di Santiago de Compostela), è incisa in diverse lingue europee – tra cui l’italiano – la seguente frase: “L’Europa è nata in pellegrinaggio a Compostela”.
Un viaggio a Santiago de Compostela, che si abbia l’intenzione o meno di affrontare anche il famoso “Cammino”, vale sempre la pena di farlo, sia per la bellezza dei luoghi da visitare, sia per la spettacolarità dei monumenti e delle opere da ammirare, che paiono riemergere dal passato per offrirsi allo sguardo di coloro che si recano a visitare quella splendida località della Galizia.
Per me e mia moglie, tale meta era in programma già da un po’, si trattava solo di organizzarci e partire, vista anche l’opportunità di imbarcarci a Bergamo Orio al Serio su voli diretti Ryanair per Santiago de Compostela, impiegando non più di tre ore. Ci siamo quindi andati lo scorso mese di ottobre e ne siamo rimasti davvero entusiasti; un soggiorno in un buon hotel in centro città, a due passi dalla zona monumentale, e un senso di cordialità e di accoglienza diffuso in ogni luogo che abbiamo frequentato, oltre all’ordine e alla pulizia in genere riscontrati, nonostante il notevole e continuo afflusso di turisti provenienti da ogni parte del mondo.
Santiago de Compostela è la città spagnola che, insieme a Gerusalemme (Terra Santa), Roma e Monte Sant’Angelo (Italia), simboleggiavano un tempo i centri della Cristianità. Infatti, sin dal Medioevo i luoghi di pellegrinaggio della Cristianità, secondo l’itinerario di Redenzione Spirituale – noto come “Homo, Angelus, Deus” – prevedevano la visita alle tombe degli Apostoli Pietro e Paolo a Roma e di Giacomo a Santiago di Compostela in Spagna (Homo), alla grotta dell’Arcangelo Michele a Monte Sant’Angelo sul Gargano in Puglia (Angelus), infine al Santo Sepolcro di Gerusalemme e ai luoghi sacri della Terra Santa (Deus).
La città, che conta 93.000 abitanti circa, è il capoluogo della comunità autonoma della Galizia ed è situata nella provincia di A Coruña; è sede del governo autonomo Galiziano (Xunta de Galicia) oltre a rappresentare un importante centro universitario con più di 500 anni di storia. Nell’anno 2000 è stata la Città Europea della Cultura e, nel 1985, è stata dichiarata insieme al suo “Cammino” Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO.
Ma è conosciuta soprattutto per la sua maestosa Cattedrale dedicata a San Giacomo e per essere la tappa finale di ogni pellegrino che decide di affrontare il “Cammino di Santiago di Compostela”. Il 23 ottobre 1987 il Consiglio d’Europa ha riconosciuto l’importanza dei percorsi religiosi e culturali che attraversano l’Europa per giungere a Santiago di Compostela, dichiarando i percorsi “Itinerario Culturale Europeo” e finanziando adeguatamente tutte le iniziative per segnalare in modo conveniente “El Camino de Santiago”. Un “cammino” che consente di vivere l’emozione di attraversare la storia, la cultura e – più realisticamente – paesaggi straordinari, avvertendo la serenità senza tempo di un viaggio attraverso la bellezza.
Santiago de Compostela deve la sua fama all’apostolo Giacomo il Maggiore le cui sacre spoglie, secondo la tradizione, riposano nella splendida Cattedrale, capolavoro dell’arte romanica e barocca. La tomba e il suo ritrovamento risalgono al IX secolo, anche se Giacomo è morto in Palestina, come scritto negli Atti degli Apostoli. La “Legenda Aurea” racconta che “San Giacomo il Maggiore dopo l’ascesa di Gesù al cielo iniziò la sua opera di evangelizzazione della Spagna spingendosi fino in Galizia, remota regione di cultura celtica all’estremo ovest della penisola iberica. Terminata la sua opera Giacomo tornò in Palestina dove fu decapitato per ordine di Erode Agrippa nell’anno 44. I suoi discepoli, con una barca, guidata da un angelo, ne trasportarono il corpo nuovamente in Galizia per seppellirlo in un bosco vicino ad Iria Flavia, il porto romano più importante della zona. Nei secoli le persecuzioni e le proibizioni di visitare il luogo fanno sì che della tomba dell’apostolo si perdano memoria e tracce. Nell’anno 813 l’eremita Pelagio (o Pelayo), preavvertito da un angelo, vide delle strane luci simili a stelle sul monte Liberon, dove esistevano antiche fortificazioni probabilmente di un antico villaggio celtico. Il vescovo Teodomiro, interessato dallo strano fenomeno, scoprì in quel luogo una tomba, probabilmente di epoca romana, che conteneva tre corpi, uno dei tre aveva la testa mozzata ed una scritta:”Qui giace Jacobus, figlio di Zebedeo e Salomé”. Per questo motivo si pensa che Compostela derivi da Campus Stellae (campo della stella) o da Campos Tellum (terreno di sepoltura). Alfonso II il Casto (789-842), re delle Asturie e della Galizia, ordinò la costruzione sul posto di un tempio e i monaci benedettini nell’893 vi fissarono la loro residenza. Iniziarono così i primi pellegrinaggi alla tomba dell’Apostolo (Peregrinatio ad limina Sancti Jacobi), dapprima dalle Asturie e dalla Galizia, poi da tutta l’Europa. Ed ancora oggi migliaia di persone, a piedi come i pellegrini medioevali, attraverso Francia e Spagna, percorrono il lungo e faticoso cammino lungo circa 800 chilometri.
Il cammino di fede si conclude con l’ultima tappa che parte dal Monte della Gioia sino alla Cattedrale di San Giacomo (circa 5 km), con l’atteso abbraccio al Santo e la partecipazione alla Messa del Pellegrino (ogni giorno alle ore 12:00). “Todo se comple”; è questa la frase che più volte si può trovare scritta sui muri o da qualche altra parte nelle ultimissime tappe, e vuole semplicemente significare che “tutto si completa”. Il Monte della Gioia (Monte do Gozo), che è semplicemente un’altura, una collinetta, assume un valore simbolico, poiché rappresenta la postazione dalla quale i viandanti riescono a vedere per la prima volta le torri campanarie e le guglie della Cattedrale di Santiago. Un tempo, in quel punto, i pellegrini piangevano (di gioia) dopo mesi di privazioni e fatiche, che il lungo cammino aveva comportato, ed è lì che si immergevano nelle acque del vicino Rio Labacolla per lavarsi e prepararsi all’incontro con San Giacomo (come un vero e proprio rito di purificazione).
In cima alla collinetta c’è un monumento che è stato fatto costruire dopo la visita del Papa Giovanni Paolo II in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù del 1989.
Il percorso più popolare del Cammino di Santiago de Compostela comincia sui Pirenei, al confine con la Francia, e procede lungo due varianti che corrispondono a due diversi punti di ingresso: Roncisvalle (in Navarra) e Somport (in Aragona). I percorsi si unificano presso la località di Puente la Reina, per dirigersi poi verso la Galizia attraversando i territori di La Rioja e Castiglia e León.
La via che va da Roncisvalle a Estella è ancora detta, in spagnolo, Camino francés, mentre quella che passa i Pirenei a Somport si chiama Camino aragonés, ma il punto di raccolta dei pellegrini è stato sempre per tutti comunque Puente de la Reina, con le successive tappe e, poi, finalmente l’arrivo a Santiago. Ma il pellegrino che aveva (e che ha) ancora fiato, si spingeva (e lo fa ancora oggi) a guardare l’Oceano Atlantico dal promontorio di Finisterra (finis terrae: il punto più estremo dell’Europa, un tempo considerato … la fine del mondo).
Nel cammino di Santiago de Compostela, le tappe, le soste, le visite, si rifanno tutt’ora, per quanto possibile, ai vecchi percorsi e agli antichi rituali di un tempo, che conservano un incanto esclusivo. Suscita sorpresa e curiosità scoprire che esistono tuttora persone che, sebbene nel terzo millennio, si mettono in cammino da sole o in compagnia per compiere uno sforzo che ha un sapore antico, un atto di fede che comunemente si ritiene ormai da tempo superato o, forse, riservato alle sole persone credenti o pervase da una fortissima vocazione mistico-religiosa. Ma non è così; il Cammino di Santiago de Compostela è percorso da persone di estrazione più disparata, ciascuna con il proprio vissuto, cultura, fede, e ciascuna con interessi differenti, che possono spaziare dall’amore per la storia, l’arte o soltanto per apprezzare l’ affascinate patrimonio dell’umanità presente. E sono in molti quelli che si avventurano e maturano questa esperienza, proprio perchè esso mantiene intatto il suo fascino, offrendo a ciascuno l’opportunità di ritrovare se stesso in un tragitto solitario, in cui si ha l’opportunità di astrarsi dalla quotidianità e di meditare in una sorta di contemplazione ascetica.
Ma, naturalmente, non tutti coloro che si recano a Santiago de Compostela propendono per il percorso completo, che è quello più faticoso; ognuno si regola in relazione alle proprie condizioni fisiche, disponibilità di tempo e quant’altro. Alcuni percorrono solo alcune tappe; altri suddividono il percorso in diversi anni; altri infine si limitano alla sola tappa finale, quella che parte dal Monte della Gioia e termina alla Cattedrale di San Giacomo.
Però vi è anche il cosiddetto “Cammino di Santiago Urbano”, che permette di percorrere, più semplicemente, l’ultimo tratto del “Cammino” verso la Cattedrale attraversando la “Puerta” del Cammino, la Via Sacra, Calle de Azabacheria e, finalmente, la vista della Plaza del Obradoiro con la Cattedrale, dove solo 33 gradini separano il pellegrino dal Portico della Gloria.
Ma Santiago de Compostela merita comunque una visita del suo interessante centro storico, dichiarato – come già detto – Patrimonio dell’Umanità.
Nel corso della nostra permanenza a Santiago, abbiamo anche noi percorso (in pullman) l’ultima tappa del “Cammino”, partendo dal Monte do Gozo fino alla “Puerta” (del Cammino), percorrendo poi a piedi il tratto finale (Cammino Urbano) fino alla Cattedrale.
Particolare attenzione abbiamo nondimeno riservato alla visita e all’approfondimento di tutta la parte monumentale della città.
Ecco una panoramica dei luoghi visitati.
Piazza dell’ Obradoiro
La Piazza dell’Obradoiro è il centro monumentale di Santiago de Compostela. Il suo nome galiziano sembra che provenga dalle botteghe degli scalpellini che lavorarono nella costruzione della facciata barocca della Cattedrale, che domina la piazza e sembra dare il benvenuto alle migliaia di pellegrini che raggiungono la località.
Gli edifici che circondano la piazza (la Cattedrale, l’Hostal de los Reyes Católicos, oggi albergo monumentale nazionale e prima ostello per pellegrini, il Colegio di San Xerome, sede del rettorato dell’Università ed il Palazzo di Raxoi, sede del Comune di Santiago) sono la rappresentazione dei principali poli della vita della capitale galiziana: la religione, l’educazione universitaria, l’attenzione al pellegrino ed al viaggiatore, e l’amministrazione pubblica.
Questa piazza ha, quindi, la peculiarità di riassumere gli usi e la storia millenaria della città: un giro di 360° permette di riconoscere a prima vista la presenza di diversi stili architettonici, sorti in più di 700 anni.
Al centro della piazza dell’Obradoiro vi è una lastra in granito, considerata dai pellegrini il “chilometro zero” ovvero il punto di arrivo di tutti i “cammini” che conducono all’Apostolo; su di essa è inciso il riconoscimento con il quale il Consiglio d’Europa ha dichiarato nel 1987 il Cammino di Santiago “Itinerario Culturale Europeo”.
Cattedrale dell’Apostolo Santiago
Sorge maestosa in piazza dell’Obradoiro, proprio sul luogo del rinvenimento del sepolcro dell’Apostolo, l’attuale Cattedrale romanica costruita a partire dal 1075.
Facciata dell’ Obradoiro
Quella dell’Obradoiro, ubicata ad ovest, rappresenta la facciata della Cattedrale maggiormente fotografata. Essa fu anteposta all’edificio tra i secoli XVII e XVIII come un grande telone decorativo; fino ad allora, un arco permetteva di vedere dalla piazza il Portico della Gloria, adesso protetto all’interno.
I 74 metri di altezza delle torri si raggiunsero a metà del secolo XVIII quando l’architetto Fernando Casas y Novoa, continuando la ristrutturazione iniziata nel 1670 da Peña de Toro, aggiunse le finiture barocche alle torri medievali. In mezzo, mise un grande retablo in pietra [Il retablo è una struttura complessa e fortemente scenografica, caratterizzato da grandissima varietà di materiali e stili figurativi, generalmente in legno, ma può essere anche in pietra o marmo] e grandi finestroni che danno luce all’interno, così come riflettono sugli ornamenti della facciata – scudi, volte, colonne, capitelli, pinnacoli – per creare un gioco di ombre. Il tutto è presieduto dalla figura di San Giacomo con abbigliamento di pellegrino, cappello, mantello e bastone.
Le scale di struttura doppia sono degli inizi del secolo XVII, e permettono di ssuperare il dislivello del terreno tra la piazza e la pianta della Cattedrale.
Entrando dalla porta della piazza dell’Obradoiro, prima di tutto si vedrà il Portico della Gloria e, dietro la colonna divisoria è probabile vedere persone che compiono il curioso rituale di battere tre volte la testa (delicatamente) sulla statua che rappresenta il Maestro Mateo, artefice dello straordinario Portico. L’abitudine pare provenga dagli studenti universitari che lo facevano come segno augurale (o scaramantico!) per avere intelligenza e successo negli esami. Un’altra versione assicura che se si esprimono tre desideri, uno di essi sarà esaudito.
L’imperativo della tradizione vuole che durante il percorso all’interno della Cattedrale si passi dalla cripta dove riposano i resti dell’Apostolo e poi salire sull’Altare Maggiore per abbracciare la statua di Santiago e contemplare la Cattedrale da una prospettiva diversa.
Passando dal deambulatorio si vedrà la Porta Santa, che si apre solo durante l’Anno Santo (quando il 25 luglio – ricorrenza della festività di San Giacomo – cade di domenica).
L’attuale struttura della Cattedrale romanica di Santiago de Compostela è il quarto edificio, in ordine di tempo, che viene eretto sul mausoleo dell’Apostolo San Giacomo. Infatti, dopo il ritrovamento nel secolo IX delle sue reliquie, si costruirono una prima cappella e successivamente una chiesa preromanica che fu distrutta nel 997 dall’invasione musulmana guidata da Almanzor. Nel secolo XI esisteva già una nuova basilica, ma nell’anno 1075 si decise di erigere una Cattedrale capace di ospitare le migliaia di pellegrini che giungevano sul posto, che è quella attuale.
Portico della Gloria
Concepito come atrio o nártex della Cattedrale, questa complessa struttura scolpita dal Maestro Mateo in soli 20 anni consta di tre archi. Più di 200 figure in granito compongono un messaggio teologico centrato nell’idea della salvezza. Nell’arco centrale, la visione apocalittica della Gerusalemme Celeste: Cristo risuscitato, circondato dai quattro Evangelisti e su di loro, nell’archivolto, i 24 anziani conversano tra loro mentre affinano gli strumenti con i quali intoneranno il canto della Gloria.
L’arco laterale sinistro è destinato a scene dell’Antico Testamento, e si appoggia su colonne che mostrano i profeti. Tra loro spicca la figura di Daniele, il quale mostra un sorriso che fece storia, in quanto la sua naturalezza ed espressività, insoliti nel Romanico, vengono considerati precursori di nuovi tempi artistici. Erano i primi passi del gotico a Compostela, annunciati anche dalla volta a doppia crociera. Il sentire popolare tuttavia sostiene che il profeta Daniele sorride di fronte alla bellezza della regina Esther, la figura femminile che ha di fronte. L’arco destro è invece dedicato al Giudizio Finale, e si appoggia su figure degli Apostoli Pietro, Paolo, Giacomo e Giovanni.
Il Patrono della Cattedrale, San Giacomo Apostolo, riappare nella colonna centrale di marmo. Questo spartiluce, plasmato con una rappresentazione dell’Albero di Jesé o genealogia di Cristo, mostra a mezza altezza le profonde orme delle mani pellegrine. Dietro alla colonna, il già citato Maestro Mateo inginocchiato, che è passato ad essere conosciuto come il “Santo de los Croques” (Santo dei Crocchi). La tradizione popolare infatti gli attribuisce il potere di trasmettere il suo talento a coloro che danno tre “crocchi” o testate.
Navate, Altare Maggiore e Cappelle
La Cattedrale conserva perfettamente il suo stile romanico originale; si tratta della tipica pianta a croce latina delle chiese di pellegrinaggio, con tre navate nel senso longitudinale e tre nella crociera. La navata centrale misura circa 97 metri ed è coronata da un triforio che circonda tutto il tempio. Questa galleria risultava un elemento molto utile nel Medioevo, quando molti pellegrini si vedevano obbligati a pernottare nella Cattedrale in attesa del primo ufficio religioso. Inoltre, imprime eleganza allo spazio interno la sua elevazione fino a 24 metri.
Alla navata maggiore si aprono quattro delle 16 cappelle della Cattedrale, che diventano 18 se si contano quella della cripta ed il chiostro. Quelle a sinistra sono la cappella della Comunione, di stile neoclassico, e quella del Santo Cristo di Burgos; le due cappelle a destra ospitano le collezioni di Reliquie, il Panteon Reale ed il Tesoro (e rientrano nel circuito delle specifiche visite del Museo della Cattedrale).
L’Altare Maggiore mostra il fasto dell’intervento dell’architettura barocca nello spazio romanico. Il Baldacchino di colonne salomoniche, che protegge l’altare d’argento e la cappella dell’Apostolo, è un’opera del secolo XVII. Domingo Andrade completò, con legni dorati, marmi, diaspri e argento, smisurati angeli ed uno splendore che arriva fino agli organi situati nei primi tratti della navata centrale, decorati da Miguel de Romay. In mezzo all’ abbondante decorazione hanno luogo i riti che compendiano le massime aspettative dei pellegrini (Messa del Pellegrino, abbraccio alla statua di San Giacomo, visita alla cripta dove riposano in un’urna i resti mortali del Santo).
Il percorso per i ‘bracci’ della crociera e l’absidiola permette di ammirare le architetture e le opere artistiche di diverse epoche. Un esempio è la cappella del Pilar, all’estrema destra del deambulatorio, decorata con motivi relativi al pellegrinaggio, come le conchiglie e la croce di San Giacomo. Vicino si trova la citata Porta Santa, seguita dalla cappella centrale dell’absidiola chiamata del Salvatore, punto di inizio della costruzione romanica nell’anno 1075.
L’uscita dal lato nord della crociera permette di dare un’occhiata alla cappella della Corticela, un antico oratorio benedettino del secolo IX (ristrutturato nel secolo XIII) unito al braccio nord della crociera, che conserva il suo carattere di parrocchia indipendente dalla Cattedrale.
Messa del pellegrino e il botafumeiro
La Messa del pellegrino si celebra in Cattedrale tutti i giorni alle 12:00 e durante la cerimonia si dà il benvenuto a tutti i pellegrini che hanno concluso il Cammino di Santiago, menzionandone il luogo di provenienza. Durante tutto l’Anno Santo si può vedere in funzione anche il famoso botafumeiro (un immenso incensiere o turibolo azionato con corde collegate a grandi argani). Il rito è molto emozionante e spettacolare: ci vogliono varie persone per far oscillare il grande incensiere e l’aroma che diffonde è particolarmente intenso. Per vedere tutto bene e non perdere i dettagli, la cosa migliore è trovarsi nel transetto. Quando funziona il botafumeiro (che è il turibolo più grande del mondo) la celebrazione della messa è affollatissima e bisogna quindi recarsi in chiesa in anticipo per trovare posto a sedere. Nei periodi in cui non entra in funzione, il botafumeiro rimane esposto nel museo della Cattedrale. Oltre che nell’Anno Santo, il botafumeiro viene fatto funzionare il 25 luglio di ogni anno (festa del Santo), durante le ricorrenze religiose più importanti ed in occasioni particolari.
Durante il nostro soggiorno a Santiago, alla fine della celebrazione della messa in Cattedrale delle ore 12:00 di giovedi 9 ottobre 2014, abbiamo avuto l’inaspettato ed immenso piacere di assistere al rito del grande incensiere in funzione; una vera sorpresa che abbiamo accolto con molta gioia. L’oscillazione del botafumeiro è spettacolare e lascia i presenti col fiato sospeso.
Chiostro e Museo della Cattedrale
La verticalità della facciata principale della Cattedrale rompe il peso orizzontale degli edifici laterali: a sinistra il Palazzo arcivescovile di Xelmírez, a destra il Chiostro gotico – rinascimentale della Cattedrale. Questo è uno dei più grandi della Spagna, costruito tra il 1521 ed il 1590 dai migliori architetti castigliani del tardo gotico e l’entrante Rinascimento – Gil de Hontañón e Juan de Alava – per sostituire un Chiostro romanico. Il luminoso spazio, dedicato alla Vergine Maria, viene culminato da pinnacoli e merlature.
Il Chiostro è parte del Museo della Cattedrale, visita imprescindibile per meglio comprendere la storia della Cattedrale stessa nonchè della città di Santiago. Resti archeologici, arazzi, immagini, libri, reliquie e tanto ancora, offrono l’opportunità di ammirare ed apprezzare tesori unici al mondo, che pongono quasi in secondo piano sia il Chiostro che le due sopra citate cappelle della Basilica nonché la Cripta e il Palazzo Arcivescovile.
Palazzo Arcivescovile di Xelmírez
Il primo arcivescovo di Santiago, Diego Xelmírez, si fece costruire questa residenza dal 1120, dopo la distruzione del suo palazzo in una rivolta popolare sorta a causa degli scontri con le prime assemblee cittadine. Il risultato è uno straordinario esempio dell’architettura civile del romanico. La facciata attuale, aggiunta nel secolo XVIII, protegge un palazzo medievale con cucina, scuderia, cortile fiancheggiato dalla Cattedrale e sale ristrutturate nei secoli successivi. Tra queste spicca il salone sinodale del secolo XII, la cui immensa volta mostra scene di un banchetto medievale.
Hostal de los Reyes Católicos
L’Hospital Real, Ospedale Reale, fu costruito dal 1501 su ordine dei Re Cattolici, che avevano visitato Santiago nel 1486, constatando poca attenzione sanitaria verso i cittadini ed i pellegrini. L’architetto Enrique de Egas costruì l’ospedale in uno stile che saluta il tardo gotico e da’ il benvenuto ai primi venti del Rinascimento. La facciata retablo mostra una decorazione plateresca incorniciata dai grandi scudi reale ed imperiale, simbolo del potere della monarchia che sfidava la Cattedrale ed il Palazzo Arcivescovile. All’interno, attorno alla cappella gotica, si trovano quattro cortili sullo stile dei chiostri: i due anteriori sono del secolo XVI, quelli posteriori, del secolo XVII.
Le installazioni originali – un gran numero di sale per malati distribuite per sesso e classe sociale, camerate collettive per pellegrini sani ed un’ala per i bambini abbandonati nella “Ruota” – si ampliarono progressivamente per rispondere alle necessità sanitarie della città, fino al 1954, quando passò ad essere Parador Nacional, “Albergo monumentale dello Stato”. L’avvicinarsi alla terrazza dell’Hostal, proprio all’estremità che lo separa dal Palacio de Raxoi, permette di scoprire la Chiesa di San Fruttuoso, decorata dalle quattro virtù cardinali (anche se la gente le conosce come “i fanti delle carte”), in contrasto con il verde degli orti urbani, il Parco dell’Alameda a sinistra e, a destra, il vicino Monte Pedroso.
Colegio de San Xerome
Il rettorato dell’Università di Santiago de Compostela occupa oggi il Colegio di San Xerome, nel lato sud della Plaza dell’Obradoiro. Eretto nel secolo XVI dal vescovo Fonseca per accogliere studenti più bisognosi, questo edificio rinascimentale mostra un portale tardo gotico che appartenne in origine all’ospedale dei pellegrini dell’Azabacheria. Nei suoi stipiti spiccano le figure di San Domenico di Guzmán, San Giovanni Evangelista, San Giacomo, San Pietro, San Paolo e San Francesco d’Assisi e, nel timpano, la Vergine con il Bambino.
Palazzo di Raxoi
Questo edificio neoclassico, che prende il nome dall’arcivescovo fondatore, permise di completare definitivamente, nel secolo XVIII, quella che un tempo veniva denominata “Plaza del Hospital” (Piazza dell’Ospedale) e che, a partire da allora, fu poi chiamata “Plaza Mayor” Piazza Maggiore).
Fu eretto dall’ingegnere francese Charles Lemaur tra il 1767 ed il 1787 per servire come seminario di confessori e residenza dei bambini del coro della Cattedrale, oltre a carcere civile, ma divenne in seguito sede del Comune di Santiago. Oggi è anche sede della Presidenza della Xunta della Galizia. Il suo timpano è decorato dal rilievo della Battaglia di Clavijo, quel primo scontro in cui, secondo la leggenda, apparse la figura dell’Apostolo guerriero, per aiutare nel combattimento dall’invasione musulmana. San Giacomo, rappresentato come patrono della “Reconquista”, appare in cima alla costruzione.
Nella tradizione popolare e nell’iconografia di San Giacomo – soprattutto ispanica – è potente la figura del “Matamoros” (San Giacomo a cavallo con la spada sguainata nella mano destra e lo stendardo in quella sinistra, che schiaccia gli infedeli), alfiere celeste, intercessore e vessillo della ribellione della Spagna al dominio islamico.
Piazza della Inmaculada
La Plaza dell’Immacolata si trova incorniciata tra il Monastero di San Martìn Pinario e la facciata della Cattedrale sul lato dell’Azabacheria, che deve il suo nome alla tradizionale presenza di botteghe dedicate al taglio del “giaietto” (azabache, in spagnolo, è una varietà di lignite, durezza 3-4 scala di Mohs, quindi un materiale abbastanza fragile, di colore nero, un tempo utilizzato per i gioielli da lutto). Lì sbocca l’ultimo tratto urbano dei Cammini Francese, Inglese e del Nord, che entra nel centro storico per la Porta del Camino. La precedente facciata Nord della Cattedrale appare descritta nel Codice Callistino del secolo XII come “la Porta del Paradiso”, non soltanto per la sua bellezza, ma anche perché rappresentava la storia di Adamo ed Eva, il peccato originale e la redenzione. Di fronte si trovava la Fons Mirabilis, fontana oggi spostata al Chiostro, in cui i pellegrini si lavavano prima di entrare nella Cattedrale. L’ambiente medievale si completava con i tavoli dei cambiavalute, uniti ai venditori di scarpe, pelli e spezie, e locandieri che offrivano alloggio. Oggi la facciata della Cattedrale mostra tracce barocche e neoclassiche, in quanto fu totalmente rinnovata nel secolo XVIII.
Chiesa e Monastero di San Martín Pinario
All’interno della Chiesa di San Martín Pinario (oggi pregiato museo) è possibile ammirare, tra l’altro, l’antico “Coro in noce della Cattedrale” restaurato di recente, un vero gioiello della scultura rinascimentale in Galizia. Gli spazi accolgono le collezioni di arte sacra, il gabinetto scientifico, l’antica farmacia e la raccolta di libri antichi a stampa costituisce un prezioso compendio di arte e scienza tra i secoli XVI e XIX. Il Monastero de San Martìn Pinario fu fondato nel secolo X per ospitare un gruppo di monaci il cui compito era proteggere il culto alle reliquie dell’Apostolo. La sua estensione di più di 20 mila metri quadrati lo fa diventare il secondo più grande della Spagna, superato soltanto dall’ El Escorial. Nel 1494 passò a dipendere dalla congregazione benedettina di Valladolid ed un anno più tardi partecipava nella fondazione dell’Estudio Viejo, che diede origine all’Università. Già allora era il più importante monastero del territorio, e le sue rendite, provenienti da tutta la Galizia, permettevano nel secolo XVIII di dare elemosina ad un centinaio di poveri, un giorno agli uomini, un altro a donne e bambini. Fino alla sua soppressione, avvenuta nel 1837, possedeva la maggiore biblioteca della Galizia ed uno degli ostelli più grandi del paese.
L’edificio attuale mostra una facciata barocca che fu conclusa nel 1738 con una chiusura centrale barocca. Sul grande scudo di Carlo V si può vedere l’immagine equestre del Santo titolare, San Martín di Tours, che condivide il suo mantello con un povero. Al suo interno, che è parte del Seminario Mayor – ed apre altresì le porte come ostello in estate – si trovano tre imponenti chiostri dei secoli XVII e XVIII.
Piazza de la Quintana
“Quintana” è l’equivalente di “praça” (piazza), ed entrambe le parole indicavano nella terminología medievale gli spazi aperti di uso pubblico. La Quintana lo fu per eccellenza, delimitata dall’absidiola della Cattedrale, il monastero della fondazione, il cimitero dei canonici ed il primo palazzo comunale. La piazza sembra divisa in due piani; la parte inferiore, la Quintana de Mortos, fu luogo di sepoltura fino al 1780, quando per ragioni sanitarie e mancanza di spazio si optò per il cimitero di San Domingos de Bonaval, e più tardi, per l’attuale cimitero di Boisaca. La parte superiore della piazza, in contrapposizione, la Quintana de Vivos.
Ad est, le imponenti mura del Monastero di San Paio di Antealtares, fondato nel secolo IX da Alfonso II per custodire il sepolcro dell’Apostolo, compito che nel secolo XI venne poi assunto dal Capitolo della Cattedrale. I monaci benedettini furono sostituiti nel secolo XV dalle benedettine di clausura che oggi abitano questo edificio, ristrutturato nei secolo XVII e XVIII. Nella sua chiesa si può ammirare un interessante Museo di Arte Sacra che custodisce l’altare trovato assieme al sepolcro di San Giacomo. E, alle 20:30 di tutti i giorni (19:30 la domenica), si possono ascoltare i Vespri cantati dalle religiose del convento.
Dalla piazza è visibile la torre dell’Orologio della Cattedrale, orologio denominato con il curioso nome di Berenguela, in onore dell’arcivescovo Berenguel de Landoira che nel secolo XIV ordinò la costruzione della torre (all’epoca un robusto cubo difensivo in cui i merli non superavano l’attuale posizione dell’orologio), successivamente arricchita dall’architetto Domingo de Andrade, il quale aggiunse il coronamento e la decorazione barocca che circonda la maggiore delle campane della Cattedrale, chiamata anch’essa Berenguela, di 14 tonnellate di peso, la cui nota in “do grave” si può sentire allo scandire delle ore.
Ancora dalla piazza, sono visibili le lunghe mura barocche che proteggono l’absidiola romanica della Cattedrale verso la Porta Santa, meta dei pellegrini che arrivano a Santiago de Compostela nell’Anno Santo. Il suo atrio è fiancheggiato da figure in pietra romaniche provenienti dal meraviglioso “Coro in pietra” della Cattedrale, opera del secolo XII del Maestro Mateo, la cui ricostruzione è visitabile nel Museo della Cattedrale. Nella parte superiore dominano le figure barocche di San Giacomo e i suoi discepoli, Atanasio e Teodoro.
Gli estremi sud e nord sono occupati da due case barocche. Nella Quintana de Mortos, la Casa de la Conga o de los Canonigos, insieme formato da quattro case costruite nel 1709 da Domingo de Andrade e concluse da Casas y Novoa. Di fronte, la Casa de la Parra, che deve il suo nome ai frutti in pietra – viti e tralci – che lasciò il Barocco nella sua porta principale. Costruita da Andrade per il Capitolo della Cattedrale nel 1683 occupa il luogo del primo ufficio notariale ed il primo palazzo comunale di Santiago, abbattuto nel 1588. Oggi è un’attiva sala di esposizioni.
Centro storico
Il cuore pulsante turistico di Santiago è tra le strade Rúa do Franco e Rúa do Villar del centro storico; qui si trovano numerosi negozi di artigianato, souvenir, abbigliamento, e anche piccoli mercatini di libri e oggetti antichi. Sono molto tipici l’argento e il giaietto (una pietra di colore nero), oltre a tutto quanto è riconducibile al Cammino di Santiago e all’Apostolo (botafumeiros, gusci di capesante simbolo del pellegrinaggio, bastoni, cappelli, ecc.). E, ancora, ceramica, cuoio, le classiche cornamuse galiziane e le bambole delle meigas (nome che indica le streghe in Galizia). Parallelamente a queste vie se ne trovano altre due commerciali: la Rúa Nova e la Rúa Calderería che sono frequentate dagli abitanti di Santiago per i loro acquisti abituali.
Nella Rúa do Franco è interessante una breve sosta per entrare a vedere il chiostro rinascimentale del Collegio Fonseca, sede della biblioteca dell’Università di Santiago (Vedi sopra, Colegio de San Xerome).
In questa zona ci sono anche numerosi bar e ristoranti. Alcuni piatti tipici sono il polipo lesso con patate e paprika dolce (pulpo a feira), la spalla di maiale con cime di rapa o patate galiziane (lacón con grelos o cachelos), la empanada (torta salata), la zorza (macinato di maiale), i calamari, i peperoni di Padrón, cozze al vapore, zuppa di pesce, minestre (pote), pesce e frutti di mare; il tutto accompagnato da vino della Galizia (ad esempio Ribeiro o Albariño). Fra i dessert, due classici: torta di Santiago e liquore di Orujo (quello tradizionale è bianco, ma c’è anche alle erbe, alla crema, al caffé… ). Durante il giorno è interessante fare qualche sosta nei localini del centro per consumare le tipiche tapas (tipo stuzzichini), accompagnate da una bevanda di proprio gradimento (il nostro aperitivo).
Il Parco dell’Alameda, che si estende oltre le strade do Franco o do Villar, offre l’opportunità di una serena passeggiata tra viali alberati, fontane, sculture e costruzioni (cappella di Santa Susana, tempietto della musica, colombaia…). Inoltre, trovandosi a una certa altezza, è possibile ammirare un panorama fantastico sulla città, soprattutto della zona nuova, ove vive e svolge la propria vita la popolazione locale (qui sorgono i palazzi, gli uffici, i negozi, le boutique, gli alberghi,ecc.).
Il parco è collegato ai giardini del campus universitario attraverso una scalinata.
Sempre in centro, interessanti i Mercati Generali, che aprono di mattina e i giorni più importanti sono il giovedì e il sabato. Durante la permanenza a Santiago bisogna assolutamente visitarli: qui si trovano tutti i tipi di alimenti freschi, prodotti tipici, salumi, fiori, carni, pesci, formaggi, ecc.; attirano l’attenzione le venditrici che si trovano all’esterno del mercato: di solito sono signore che vengono dai paesi vicini per vendere i prodotti dei loro orti.
Notte
Vale veramente la pena fare un giro di notte nel centro storico partendo dalla Porta del Camino, la piazza di Cervantes, la via dell’Azabachería e subito dopo da San Martín Pinario a piazza Obradoiro, dove si potranno contemplare gli edifici monumentali illuminati che la circondano: la Cattedrale, il Parador dei Re Cattolici, il palazzo di Rajoy e il collegio di San Jerónimo. Non è raro trovare gruppi folcloristici locali che si esibiscono in canti e spettacoli tradizionali. E, poi, cercare un tipico ristorante per degustare un ricco piatto di frutti di mare, pesce, paella e quanto più si preferisce.
Santiago e l’Europa
Che l’Europa sia nata o meno “in pellegrinaggio a Compostela”, come riporta l’incisione sul marciapiede presso la “Puerta” (del Cammino), non è dato sapere; certo è che l’atmosfera che si respira a Santiago de Compostela è di quelle che non ti fa sentire affatto in terra straniera, ma che, al contrario, regala al visitatore la sensazione di trovarsi in un luogo piuttosto familiare, sebbene in presenza di una molteplicità di persone provenienti da nazioni diverse, ognuna con la propria lingua e i propri usi e costumi, ma ove tutti si sentono – al di là dei Trattati e delle fonti ufficiali ai quali far risalire la fondazione dell’Europa – accumunati da un unico e condiviso proposito.