29
Nov

La “Madonna di Foligno” di Raffaello esposta a Milano

Il prestigioso dipinto di Raffaello, proveniente dai Musei Vaticani, esposto per la prima volta a Milano, nella splendida Sala Alessi di Palazzo Marino, sede del Comune, dal 28 novembre 2013 al 12 gennaio 2014.

Ancora un bel regalo di Natale: per il sesto anno consecutivo, il Comune di Milano in collaborazione con l’Eni (Ente Nazionale Idrocarburi) e con i grandi musei del mondo, prosegue l’iniziativa di esporre, in occasione di Sant’Ambrogio e delle festività natalizie e di fine anno, un capolavoro di eccezionale pregio; un “pezzo unico” sul quale polarizzare l’interesse dei visitatori, con l’ausilio di guide ben preparate e di strumenti multimediali d’avanguardia.

L’evento di Palazzo Marino determina ogni anno  nuovi record di affluenza di pubblico; l’esposizione di “Amore e Psiche” dello scorso anno è stata la mostra più visitata d’Italia.

E, quest’anno, grazie al contributo dei Musei Vaticani, è possibile ammirare un’opera straordinaria di Raffaello, uno dei più celebri pittori della storia.

La “Madonna di Foligno”, radiosa pala d’altare del 1512, alta più di tre metri per due circa di larghezza, in origine olio su tavola e in seguito trasportato su tela.

Il primo lavoro pubblico eseguito dall’artista a Roma per la Chiesa di Santa Maria in Aracoeli, ove traspare la bellezza dell’equilibrio armonico ed espressivo, in un insieme non affatto scontato ma che, al contrario, riserva autentico stupore.

E’ sempre un’emozione poter ammirare, de visu, un capolavoro come questo del grande maestro urbinate.

La Madonna con in braccio il Bambino Gesù appare entro un grande nimbo dorato (disco di luce posto sulla testa o dietro a essa in immagini di divinità), seduta su una nuvola e circondata da una corona di cherubini che prendono forma dalle nuvole. Angeli fatti della stessa sostanza delle nuvole.

In basso, da sinistra, sono raffigurati  San Giovanni Battista, San Francesco d’Assisi (fondatore dei Frati Minori che reggevano la Chiesa di Santa Maria in Aracoeli) e San Girolamo, riconoscibile dal leone mansueto, che presenta a Maria il committente (Sigismondo de’ Conti) inginocchiato. Al centro si vede un angioletto che rivolge uno sguardo trasognato verso l’apparizione celeste; regge in mano una tabella in cui originariamente doveva (probabilmente) trovarsi un’iscrizione che ricordava il voto del committente.

Il paesaggio al centro descrive sinteticamente l’evento miracoloso, con un arcobaleno che simboleggia la protezione divina e il lieto fine. Si vede infatti un oggetto infuocato dirigersi verso un edificio, che secondo l’astronomo americano H. A. Newton, sarebbe un bolide che apparve al momento della caduta di una meteorite.

Nel paesaggio, dall’atmosfera umida e trepidante, con effetti luminosi di grande originalità, sono leggibili influenze del  tonalismo veneto, nonché di autori ferraresi quali  Dosso Dossi. La posizione al centro della pala per rievocare l’evento miracoloso ricorda inoltre l’impostazione della Pala Portuense di Ercole de’ Roberti. La Vergine ricorda quella dell’Adorazione dei Magi di Leonardo e il Bambino quello del  Tondo Doni di Michelangelo, quasi a voler seguire una sorta di contaminatio di modelli illustri.

Il collegamento tra le due parti della pala è intensificato dall’orchestrazione cromatico-luminosa e dai numerosi rimandi di gesti e sguardi: Giovanni, Francesco adorante e l’angioletto indirizzano l’occhio dello spettatore verso Maria, che si rivolge al donatore (Sigismondo de’ Conti), ricambiata. Il gruppo della Madonna col Bambino è raccolto in un ovale sotto il mantello protettivo di Maria e, come nelle migliori opere di Raffaello Sanzio, ha quella viva naturalezza che rende l’ideale bellezza estremamente familiare allo spettatore. Il Bambino, ad esempio, non è ritratto come il Dio benedicente conscio della sua missione, ma come un vero e proprio fanciullo che sembra divincolarsi dall’abbraccio della madre per coprirsi sotto il velo.

Straordinariamente acuto è il ritratto del committente, spesso giudicato una delle migliori prove in assoluto del Sanzio in questo genere. L’anziano prelato ha il volto scavato, gli zigomi angolosi, gli occhi infossati ed espressivi, le mani ossute e grinzose.

“L’opera è uno degli apici della pittura universale” – ha commentato il prof. Antonio Paolucci, Direttore dei Musei Vaticani, il giorno 27 novembre 2013 in occasione dell’inaugurazione della mostra – “Documenta il momento storico nel quale Raffaello incontra il colore veneziano. Non si può essere più bravi di così. Oltre non è possibile andare nella rappresentazione della Bellezza. Sono sicuro che gli ospiti di Palazzo Marino in questa mostra fatta di un solo capolavoro voluta da Eni, lo capiranno”.

A Milano, presso la Sala Alessi di Palazzo Marino, i capolavori delle precedenti edizioni sono stati: La Conversione di Saulo di Caravaggio – dalla collezione Odescalchi – 2008; San Giovanni Battista di Leonardo da Vinci (2009), Donna allo specchio di Tiziano (2010), Adorazione dei pastori e San Giuseppe falegname di Georges de La Tour (2011) e Amore e Psiche stanti di Antonio Canova e Psyché et l’Amour di François Gérard (2012), dal Museo Louvre di Parigi.

Storia

La “Madonna di Foligno” è un dipinto a olio su tavola trasportata su tela (320 × 194 cm) di Raffaello, databile al 1511 – 1512 e conservato nella Pinacoteca Vaticana nella  Città del Vaticano.

Il dipinto venne commissionato da Sigismondo de’ Conti, segretario di papa Giulio II, come ex voto per il miracolo che aveva visto uscire la sua casa di Foligno illesa dopo essere stata colpita da un fulmine (o un bolide). La pala si trovava nella Chiesa di Santa Maria in Aracoeli a Roma, luogo di sepoltura di Sigismondo, da dove nel 1565 una monaca nipote del donatore la fece trasferire nella Chiesa di Sant’Anna a Foligno, presso il Monastero delle Contesse della Beata Angelina dei Conti di Marsciano. Fu rastrellata durante l’occupazione francese nel 1797 e portata a Parigi, dove l’opera fu trasportata su tela, verso il 1800-1801, da Francois Toussaint Hacquin, lo stesso che trattò analogamente la Vergine delle Rocce. In seguito al Trattato di Tolentino il dipinto tornò in Italia (1816), ma il pontefice Pio VII, come per altre opere importanti d’arte sacra che vanta oggi la Pinacoteca Vaticana, decise di trattenerla a Roma.

L’opera venne realizzata presumibilmente nel mentre l’artista lavorava alla “Stanza di Eliodoro”, ed è il precedente più vicino alla “Madonna Sistina”.

La “Stanza di Eliodoro” è uno degli ambienti delle “Stanze di Raffaello” nei Musei Vaticani, decorato tra il 1511 e il 1514, e “La Madonna Sistina” è un  dipinto a olio su tela (265×196 cm) di  Raffaello Sanzio, databile 1513 – 1514 circa e conservato nella Gemäldegalerie di Dresda.

Nel  1957 – 1958  la “Madonna di Foligno” venne infine restaurata da Cesare Brandi.

Raffaello Madonna di Foligno 

L’immagine ed alcune delle informazioni riportate nel testo sono tratte dal sito: http://it.wikipedia.org/wiki/Madonna_di_Foligno

 


Ricerca:
Archivio
© Copyright 2010-2024 PagineDiPoggio.com. All rights reserved. Created by Dream-Theme — premium wordpress themes. Proudly powered by WordPress.