E’ presente in questi giorni nelle sale cinematografiche italiane l’ultima pellicola di Giuseppe Tornatore dal titolo “La migliore offerta”.
Una storia d’amore, ma anche un racconto drammatico e, al tempo stesso, un giallo sulle relazioni umane; questa, in estrema sintesi, la trama del film scritto e diretto dal bravo regista italiano.
Un vero thriller d’autore che si snoda in una toccante storia d’amore, sbocciata per pura casualità e al limite dell’inverosimile, tra un attempato signore di sessanta anni e una ragazza di ventisette, avvolta da un alone di mistero, ove il celarsi diviene stimolo segreto alla scoperta.
Virgil Oldman, un esperto d’arte di grande fama, introverso e riservato ed anche un po’ misantropo, assai noto nel suo ambiente come battitore d’aste, viene contattato telefonicamente da Claire Ibetson, una ragazza che desidera venga fatta una stima delle opere site nell’antica villa dei suoi genitori, da poco deceduti.
Ma, ad ogni incontro fissato la giovane tuttavia non si presenta, inventando sempre una nuova scusa. Nasce quindi nel maturo antiquario il desiderio di svelare il mistero che si nasconde dietro tutto ciò: un’impresa, questa, che cambierà per sempre la sua vita.
Ossessionato dalla figura femminile, negli anni Virgil ha raccolto una collezione impressionante di ritratti di donna custoditi gelosamente in un’enorme stanza segreta della sua casa, dove quotidianamente ammira quei volti, che rappresentano l’unico rapporto sentimentale di una vita sacrificata agli affari. Coltiva pochissimi e selezionati rapporti personali: tra questi, quello col fidatissimo collega di lungo corso Billy e quello col giovane Robert, abile restauratore di congegni meccanici.
Il racconto drammatico, che ha come tema centrale i rapporti umani e il binomio “essere ed apparire”, nel gioco tra verità e finzione, prende presto le sembianze di un giallo che ruota intorno alla misteriosa ragazza – di cui viene solo in seguito svelata l’identità – la quale dice di soffrire di agorafobia, malattia che le impedisce di frequentare luoghi affollati o aperti, rivelando altresì di non uscire dalla villa da ben dodici anni.
E sullo sfondo proprio quel Robert, il tuttofare specialista di meccanica al quale Virgil si rivolge per sistemare un antico “automa”, i cui pezzi sono celati nella casa della ragazza. E, man mano che l’automa prende forma, frammenti del mistero della ragazza vengono manifestati e l’esperto d’arte si avvicina sempre più a lei, fin quando l’enigma non si svela completamente.
Una vera impresa ricostruire, rotella per rotella, gli ingranaggi dell’automa del ‘700 – attribuito a Jacques da Vaucanson – le cui ferraglie vengono alla luce dalle stanze della villa.
E, dunque, l’automa, l’agorafobica e il misantropo vengono allo scoperto a poco a poco, con tempi e modalità drammaticamente combinati. La storia decolla e il maturo Virgil comincia a trascurare i suoi importanti impegni di lavoro per dedicarsi interamente alla ragazza.
Era la prima volta in vita sua che gli succedeva una cosa del genere.
E, dal suo Assistente, felicemente coniugato, al quale domanda come sia la vita con una donna, si sente rispondere: “Vivere con una donna è come partecipare ad un’asta. Non sai mai se la tua è l’offerta migliore”. Molto enigmatico il responso, ma forse premonitore di quanto sarebbe di lì a poco accaduto.
Infatti, tutto sembra procedere come sperato, ma al suo ritorno da Londra, da quella che sarà la sua ultima asta, ultimo traguardo verso il coronamento di una lunga e fortunata carriera, egli si scoprirà derubato.
Il vero colpo di scena del film: inenarrabile, sensazionale!
Tutta la sua collezione personale di dipinti originali, un patrimonio dal valore inestimabile, è irrimediabilmente sparita.
Di Claire più nessuna notizia, né di Robert, il giovane tuttofare, e neanche del custode della villa. Ma anche il vecchio e fidato amico Billy – che si scopre essere l’autore del presunto ritratto della madre della ragazza custodito nella villa – fa parte del complotto.
Gli era stato inferto un colpo mortale: Virgil era stato subdolamente tradito, nei sentimenti più intimi e profondi, dalle persone più care; ed era stato altresì privato, con l’inganno, anche della sua straordinaria collezione di ritratti di donna custoditi gelosamente, volti di donne con le quali egli viveva in simbiosi, al di la del loro straordinario valore commerciale.
“In ogni falso si nasconde sempre qualcosa di autentico”: è una frase significativa del film che rappresenta la vera chiave di volta dell’ultima opera di Giuseppe Tornatore. Nella finzione cinematografica il concetto viene apparentemente attribuito alle opere d’arte, ma in effetti si riverbera con tutta la sua forza nella vita e soprattutto nei comportamenti dei personaggi che hanno ordito il complotto ai danni di Virgil Oldman.
Tornatore, nella parte conclusiva del film, ci mostra Virgil in una casa di riposo, in stato confusionale e sotto shock, vinto dal dolore. Con alcuni flash back vengono riesumati i suoi ultimi giorni di lucidità: nel bar – pub antistante alla villa, dove egli si reca per chiedere se qualcuno avesse notizie della sua dolce Claire, trova una nana, autistica e costretta su una sedia a rotelle, che gli rivela la propria identità: è lei la vera Claire e proprietaria dell’antica villa, che viene da lei stessa affittata soventemente a quelli che crede produttori cinematografici. E continua a cercarla, prende il treno e si reca a Praga; il finale lo vedrà attendere “una persona” seduto a un tavolo di un ristorante di Praga in cui Claire aveva raccontato di aver conosciuto l’ultima felicità.
“La migliore offerta” è dunque anche una bella lezione di vita, un insegnamento e una guida nei rapporti interpersonali quotidiani, in un mondo ove i “valori” spesso vengono sottovalutati se non completamente ignorati. Un film che, impreziosito dalle stupende musiche di Ennio Morricone, offre al pubblico l’opportunità di godere di uno spettacolo di elevato spessore artistico, etico e morale.