E’ il dolce tipico pasquale di Poggio Imperiale.
Si tratta di una pasta dolce lievitata, alla quale viene data la forma di treccia, che, prima di essere infornata nel forno ben caldo, viene spennellata con l’uovo sbattuto.
Un tempo “i puccellate” si preparavano in casa durante la Settimana Santa, che va dal giorno delle Palme al giorno della Santa Pasqua, e si portavano poi per la cottura ai Forni del paese, adagiati su grandi spianatoie di legno (i tavelere).
I panarèlle
Le donne compivano il rito dell’unzione dei “puccellate” con l’uovo sbattuto direttamente presso il Forno, solo qualche minuto prima che fossero infornati, con massima perizia, dall’esperto fornaio pronto con l’apposita pala leggermente infarinata.
E c’era la sfida ai “puccellate” più belli, che dovevano risultare ben “cresciute” e “scijcuppate”.
Tutto il paese conosceva bene i nomi delle donne alle quali “i puccellate” riuscivano meravigliosamente bene e di quelle alle quali … proprio non riuscivano.
E questo suggestionava non poco anche la serenità delle famiglie ad opera soprattutto di alcune suocere astiose.
“I puccellate” fragranti, appena sfornati, venivano riportati a casa e messi “in dimora”; non si potevano assolutamente toccare in attesa che passasse il prete per la consueta “Benedizione Pasquale” delle case.
Restava solo il profumo e naturalmente l’acquolina in bocca.
Per i bambini, “i puccellate” venivano invece modellati a mo’ di panierino con un uovo incastonato: erano i cosiddetti “panarèlle”, che rappresentavano il regalo di Pasqua d’un tempo ai bambini.
Ancora oggi è possibile, con un po’ di buona volontà, preparare in casa sia “i puccellate” che “i panarèlle” infornandoli nel proprio forno di casa.
Naturalmente le dimensioni di oggi sono più contenute rispetto alle enormi trecce (i fresce) di un tempo.
Ecco la ricetta dei “puccellate” poggioimperialesi:
Ingredienti
Farina 00: gr. 600 ; Zucchero: gr. 100; Uova: n. 4; Burro: gr. 80 (temperatura ambiente) ; Lievito di birra: 1 dado; Lievito in polvere per dolci: 1 cucchiaino; Vanillina: 1 bustina; Un limone grattugiato; Un pizzico di sale; Latte: 160 ml.
Procedimento
Versare lo zucchero e il lievito di birra sbriciolato in una ciotola e unire il latte tiepido, mescolando ben bene. Lasciare riposare per qualche minuto. Su una spianatoia versare la farina a fontana, unire le uova, il burro, il limone grattugiato e il composto di latte e lievito, indi impastare bene. In una capiente ciotola spolverare un po’ di farina e versarvi l’impasto. Coprire con un coperchio e un panno e lasciare lievitare in un luogo tiepido per circa un’ora, fino a quando l’impasto raddoppia il suo volume. Versare l’impasto sulla spianatoia, staccare dei pezzetti, lavorarli per qualche secondo, fare dei bastoncini e formare delle trecce. Foderare una piastra da forno con carta da forno, adagiarvi le trecce e farle lievitare fino al raddoppio del loro volume. Spennellare le trecce con un uovo sbattuto e infornare (forno già caldo a 160°) per un quarto d’ora.
Per la versione “panarèlle”, invece, fare le treccine un po’ più lunghe e chiuderle a cerchio, indi poggiare sulla chiusura un uovo crudo con tutto il guscio e terminare con delle striscioline di impasto per la guarnizione dell’uovo.
Sicuramente si tratta di una ricetta rivisitata e più rispondente ai gusti e gradimenti attuali.
In passato venivano utilizzati prodotti più rustici (tipo la sugna che in dialetto poggioimperialesi era detta “a saìme”) con l’effetto che “i puccellate” risultavano meno soffici e fragranti.
Non è dato sapere l’origine di questo dolce tipico pasquale poggioimperialese, tuttavia si rinvengono alcuni riferimenti storici relativi ad un pan dolce o anche salato chiamato “buccellato o puccellato” nel beneventano, in terra del Sannio.
Dall’antico pane che in epoca tardo romana veniva dato ai militari, la cui etimologia deriva forse da “buccello”, boccone, è successivamente nato il “puccellato”, una specialità le cui origini sono talmente antiche da perdersi nel tempo dei tempi.
Si tratta di un prodotto da forno la cui ricetta originale è stata tramandata di generazione in generazione ed è sicuramente di epoca pre-medievale, dato che è menzionato in alcuni documenti del XII come pagamento per i fitti che gli inquilini dovevano ai padroni.
Ne esistono due versioni, una dolce ed una rustica (salata), che si differenziano per l’utilizzo di alcuni ingredienti (lo zucchero in un caso ed il sale nell’altro), ma che sono identiche nella lavorazione.
Il “puccellato rustico”, insieme alla “copeta” di epoca romana, è il prodotto più antico del Sannio. La sua origine è presumibilmente tardo romana, quando veniva indicato come “buccellatus panis” (pane militare) derivato forse anche dal nome della “buccella”, il recipiente in cui era contenuto per fermentare e cuocere.