Le origini di Poggio Imperiale sono strettamente connesse a quelle della vicina Lesina dalla quale si è poi successivamente emancipato, assumendo autonoma connotazione. Ma, più in generale, la sua storia va ricercata nell’ambito della storia del territorio ove esso sorge e cioè in Daunia, nell’Alto Tavoliere della Puglia, in terra di Capitanata, ai piedi del promontorio del Gargano.
La presenza dell’uomo sulla fascia superiore del Gargano risale alla Preistoria con insediamenti prevalenti a Lesina, Poggio Imperiale, Apricena, Sannicandro Garganico, Cagnano Varano, Carpino, Ischitella, Vico Garganico, San Marco in Lamis; ma anche in quella meridionale a Rignano Garganico, San Marco in Lamis, San Giovanni Rotondo, Monte Sant’Angelo, Manfredonia e Mattinata, oltre che nelle vicine Isole Tremiti.
L’uomo primitivo qui trovò l’habitat ideale: clima mite, sorgenti di acqua potabile, terreno fertile con abbondanza di frutta e con ricchezza di selvaggina stanziale e migratoria e, lungo la costa, innumerevoli insenature con ricca varietà di pesci.
Nel territorio di Poggio Imperiale e della contigua Apricena sono presenti oggi molte cave di pietra. La pietra di Apricena, insieme a quella di Poggio Imperiale, oltre ad essere impiegata come materiale di costruzione in Italia, viene esportata anche all’estero, principalmente in Germania, Giappone e Cina; recentemente è stata utilizzata in grande quantità nella realizzazione della nuova chiesa di Padre Pio a San Giovanni Rotondo.
Ed è proprio in una di queste cave di pietra, quella di Pirro Nord per la precisione, che sono stati rinvenuti reperti preistorici risalenti ad un milione e cinquecentomila anni fa.
Si tratta di ossa appartenenti a grossi mammiferi estinti, come la tigre dai denti a sciabola, il bisonte, il mammuth e l’elefante, oltre a manufatti litici in selce, tra cui alcune schegge probabilmente utilizzate per il trattamento delle carcasse animali, che consentono di testimoniare come l’uomo si fosse già diffuso in Europa in un intervallo temporale fra 1,3 e 1,7 milioni di anni fa e come fosse già in possesso di un comportamento tecnologico complesso, finalizzato essenzialmente alla produzione di schegge per il trattamento delle carcasse animali e la lavorazione del legno.
Nel corso dei millenni, l’area è stata poi interessata dalle dominazioni dei Greci e dei Romani, dei Goti e dei Longobardi, dei Bizantini e dei Normanni, degli Spagnoli e dei Francesi.
Di Lesina, in particolare, si sa che l’origine del suo nome risale all’epoca romana, quando il comune veniva denominato “Alexina”.
Molti ruderi dell’antica Alexina oggi sono sommersi nel lago e, probabilmente in passato, l’area cittadina doveva giungere fino all’isolotto di San Clemente.
Con il passare dei secoli, Lesina ha subito periodi di decadenza, principalmente a causa dell’innalzamento del livello del mare, terremoti e maremoti.
Nel Medioevo il territorio di Lesina faceva invece parte del Ducato di Benevento, possedimento dei Longobardi, rappresentando la più importante delle sue 34 contee.
Nel 1269, sotto la dinastia Angioina, per donazione di Carlo I e Carlo II d’Angiò, suo figlio primogenito, fu devoluto l’intero contado di Lesina alla Regia Curia e durò così sotto il Regno dei Durazzo fino a che Margherita, vedova di Carlo III, ricevette in dono la laguna dal figlio Ladislao Jagellone che allora era Re di Napoli.
Con rogito del 6 novembre 1411, la Regina Margherita, la donava, a sua volta, all’Orfanotrofio della Casa Santa dell’Annunziata “Ave Gratia Plena” di Napoli la cui gestione era di competenza del Banco “Ave Gratia Plena”.
Quest’ultimo fallì nel 1717 a causa dei continui prelievi fatti da Re Filippo IV durante le guerre e per le truffe subite dai suoi agenti.
Nel 1751 , il Feudo A.G.P. (Ave Gratia Plena) che comprendeva Lesina, l’omonimo lago, vasti terreni ed altri beni, veniva acquistato (all’asta) da Placido Imperiale, Principe di Sant’Angelo dei Lombardi, il quale, abbracciando le idee illuministe del tempo, diede inizio ad un grande esperimento di colonizzazione, offrendo gratuita ospitalità a numerose famiglie italiane e straniere.
Nel 1759 dispose di disboscare una collina denominata Coppa Montorio, situata tra Apricena e Lesina per insediarvi una grande masseria dotata di una serie di piccole ma comode abitazioni a schiera, ognuna munita di caminetto; di uno stallone per gli animali ed un riparo per gli attrezzi agricoli ad uso collettivo; una chiesa rurale dedicata a san Placido Martire ed una palazzina per l’amministratore.
Per l’epoca, a quanto è dato sapere, davvero una moderna azienda agricola.
Stava nascendo una nuova comunità. Dapprima villaggio dipendente da Lesina – individuato dai documenti ufficiali del tempo come “Casale di Poggio Imperiale” – il 18 gennaio 1816 Poggio Imperiale fu elevato a Comune autonomo. In tale anno contava ben 794 abitanti contro i 1099 della più antica Lesina.
Nel 1886, in occasione del centenario della morte del Principe Placido Imperiale, fu eretto un busto nella piazza del paese a lui dedicata, realizzato dallo scultore genovese Demetrio Paernio e donato al Comune da Domenico e Cesare Imperiale, nipoti del fondatore.
(NdA) Le brevi notizie sopra riportate, riprese da siti internet e testi che trattano in particolare della specifica materia, non intendono assumere in alcun modo valore storico e scientifico.