Ogni anno, da qualche tempo, con l’avvicinarsi delle festività di novembre di “ Ognissanti” e della “Commemorazione dei Defunti”, che si celebrano rispettivamente l’uno e il due di novembre, si accendono dibattiti e soprattutto sorgono polemiche sulla festa di “Halloween” che ha ormai, a quanto pare, contagiato anche le nostre giovani generazioni sull’intero territorio nazionale.
La più recente tradizione vuole che i bambini, travestiti da streghe, zombie, fantasmi e vampiri, la sera (o anche la notte) del 31 ottobre bussino alle porte urlando con tono minaccioso: "Dolcetto o scherzetto” ?
Le vetrine dei negozi si riempiono di costumi per ogni tipo di travestimento e dolciumi vari oltre che di zucche svuotate e intagliate con volti minacciosi, pronte per porvi una candela accesa all’interno.
Tanti scherzi, tanta allegria.
“Proprio come negli Stati Uniti d’America”, dice la gente, criticando l’affare commerciale che si è venuto ad insidiare anche qui da noi, a maggior ragione in un contesto religioso di massimo rilievo per la Chiesa Cattolica, che dedica per l’appunto i primi due giorni di novembre a tutti i santi e a tutti i morti.
Ma è veramente tutta americana la festa di “Halloween”?
Personalmente nutro al riguardo seri dubbi, tant’è che già nel mio libro “Ddummànne a l’acquarùle se l’acqu’è fréscijche – Detti, motti, proverbi e modi di dire Tarnùise” – Edizioni del Poggio, ho avuto modo di affrontare lo specifico tema, riportando fedelmente alcune usanze paesane di un tempo in occasione della ricorrenza della Commemorazione dei Defunti, di cui trascrivo uno stralcio.
“Un’altra usanza tarnuése, che interessava per lo più i bambini, prendeva corso in occasione della ricorrenza dei Morti quando, con lunghe calze di cotone pesante sulle spalle, essi facevano il giro delle case dei parenti e conoscenti per raccogliere doni propiziatori rappresentati da melecotogne, melagrane, fichi secchi, mandorle, ecc. Anch’essi avevano un ritornello che caratterizzava il loro giro di questua, che faceva così:
Ceciòtte, ceciòtte
A l’aneme d’i mòrte
Ceciuttèlle, ceciuttèlle
A l’àneme d’i murtecèlle
(Lacrime, lacrime per le anime dei morti…lacrimucce, lacrimucce per le anime dei morticini)”.
Ma vi è di più; la sera precedente i bambini appendevano la calza alla porta della loro casa affinchè i “cari defunti” potessero durante la notte riempirla di doni (che erano poi sempre melecotogne, melagrane, fichi secchi, mandorle, ecc. per quelli bravi e carbone per i più cattivi).
Dunque, anche all’epoca a Poggio Imperiale l’evento veniva accolto in allegria e con i defunti si stabiliva, in un certo senso, un contatto quasi fisico, amplificando i toni della festa e sdrammatizzando il concetto della morte.
La festa di “Halloween” rappresenta un’usanza tipicamente statunitense, ma probabilmente deriva da tradizioni importate da immigrati europei.
La presenza nella cultura contadina di zucche svuotate o, più spesso in Europa, di fantocci rappresentanti streghe e di rape vuote illuminate, è documentato anche in alcune località del Piemonte, della Campania, del Friuli, dell’Emilia-Romagna, dell’alto Lazio e della Toscana.
Anche in varie località della Sardegna la notte della Commemorazione dei Defunti si svolgono riti che hanno strette similitudini con la tipica festa di “Halloween” d’ oltreoceano. A Pattada si incidono le zucche e all’ interno viene accesa una candela, mentre in altri paesi si svolge il rito delle "Is Animeddas" (Le Streghe), del "Su bene ‘e is animas", o del “su mortu mortu”, dove i bambini travestiti bussano alle porte chiedendo doni.
Con riguardo quindi alle origini americane della festa di “Halloween”, è forse vero l’esatto contrario, nel senso che negli Stati Uniti inizialmente si trattava di festeggiamenti legati alle diverse tradizioni riferite alla ricorrenza di “Ognissanti”, le cui caratteristiche discendevano dalle culture degli immigrati e alla fede religiosa personale, fino ad arrivare alle moderne celebrazioni che sono poi rimbalzate (forse con caratteristiche un tantino più consumistiche) in Europa ed anche in Italia.
P.S. I bambini statunitensi, durante la festa di “Halloween”, travestiti da streghe, zombie, fantasmi e vampiri, bussano alle porte urlando con tono minaccioso: “Trick or treat" (trick = scherzo; treat = piacere, godimento). Per allontanare la sfortuna è necessario bussare a 13 porte diverse. “Trick or treat “ riporta alla mente i famosi “tric trac” (o trikke trakke), una sorta di mortaretti che un tempo venivano incendiati e fatti esplodere in occasioni festose.
Chissà se la denominazione dei “tric trac” è da farsi risalire proprio al detto “trick or treat “.