La via Francigena è un itinerario che appartiene alla storia, una via maestra percorsa in passato da migliaia di pellegrini in viaggio per Roma.
Si sviluppa su di un percorso di 1.600 chilometri e a partire dal 1994 è stata dichiarata “Itinerario Culturale del Consiglio d’Europa” assumendo, alla pari del “Camino de Santiago”, una dignità sovranazionale.
La storia narra che fu Sigerico, Arcivescovo di Canterbury, recandosi a Roma in visita al Papa Giovanni XV, a segnare l’inizio del cammino, noto come Via Francigena, determinando la nascita di uno dei più importanti itinerari di pellegrinaggio.
Il pellegrinaggio a Roma, in visita alla tomba dell’apostolo Pietro, era nel Medioevo una delle tre “peregrinationes maiores” insieme a Gerusalemme in Terra Santa e a Santiago di Compostela in Spagna, al sepolcro dell’Apostolo Santiago (San Giacomo Maggiore).
I pellegrini provenienti soprattutto dalla Francia cominciarono ad entrare in Italia dal passo del Monginevro, dando così alla strada che conduceva a Roma il nome di Francigena, cioè dei francesi.
All’inizio del secondo millenio l’Europa fu particolarmente percorsa da una moltitudine di pellegrini diretti ai Luoghi Santi della religione cristiana per motivi devozionali.
Il pellegrinaggio in epoca medioevale doveva compiersi, a scopo penitenziale, prevalentemente a piedi con un tragitto di 20-25 chilometri al giorno e gli ultimi tratti venivano solitamente percorsi in ginocchio; in taluni particolari casi con il fardello di un macigno sulle spalle.
Riguardo alla via Francigena, la relazione di viaggio più antica risale al 990 ed è compiuta, come si è detto, da Sigerico – arcivescovo di Canterbury – di ritorno da Roma dove aveva ricevuto il “Pallio” dalle mani del Papa (“Pallio” derivato dal latino “pallium”, mantello di lana, è un paramento liturgico usato nella Chiesa cattolica, originariamente riservato al Papa, ma per molti secoli concesso da lui agli arcivescovi metropoliti e ai primati come simbolo della giurisdizione loro delegata dalla Santa Sede).
L’arcivescovo inglese descrisse le 79 tappe del suo itinerario verso Canterbury, annotandole in un diario dal quale si evince che la Francigena non era propriamente una via ma piuttosto un sistema viario con molte alternative.
La via Francigena rappresentava dunque la strada o meglio il fascio dei percorsi che dai paesi d’oltrelpe portava i pellegrini a Roma.
Ma sicuramente delle tre grandi direttrici del pellegrinaggio medioevale, il “pasagium ultramarinum” per raggiungere la Terra Santa rappresentava il viaggio più avventuroso e pericoloso, forse anche rispetto al “Camino de Santiago” che dai Pirenei conduceva alla punta più avanzata della penisola Iberica.
Per andare in Terra Santa bisognava percorrere in senso trasversale l’Italia a sud di Roma fino ai porti pugliesi di Brindisi e di Otranto, ma anche a quelli di Manfredonia e di Bari, che consentivano l’imbarco per il Libano e per la Palestina.
I pellegrini, usciti da Roma, si incamminavano quindi lungo percorsi che conducevano verso la Puglia ed il Gargano in particolare.
Di queste strade ci parla il libro “Roma-Gerusalemme. Lungo le Vie Francigene del Sud” recentemente pubblicato dall’Associazione “Civita”.
La pubblicazione è stata realizzata nell’ambito dell’omonimo progetto promosso dalla medesima Associazione “Civita” e reso possibile grazie alla collaborazione e al sostegno finanziario di Banco di Napoli e Finmeccanica.
L’opera, presentata in occasione di uno specifico convegno svoltosi a Napoli il 4 luglio 2008, offre una ricostruzione storica, artistica e religiosa degli itinerari di pellegrinaggio nel Meridione che conducevano nel Medioevo i pellegrini verso i porti pugliesi di imbarco per la Terra Santa.
Capua era per tutti il punto di raccolta e da qui ci si immetteva nella via Appia Traiana, la grande strada imperiale che portava a Benevento.
Dopo Benevento la direttrice si divideva in tre direzioni.
Sono le cosiddette vie dell’Angelo, i percorsi che, attraverso i valichi dell’Appennino, conducono tutti al Santuario di San Michele Arcangelo.
Oggi si va nel Gargano per pregare sulla tomba di San Pio da Pietrelcina, mentre nel Medioevo ci si andava per sostare nel luogo dell’Arcangelo.
Tanto i Crociati prima di salire sulle navi che da Manfredonia e da Bari, da Brindisi e da Otranto li avrebbero portati in Terra Santa, quanto i pellegrini che si preparavano al “pasagium ultramarinum”, si fermavano in vetta al Gargano.
Fin quassù salivano in preghiera, prima della guerra, i duchi lombardi, gli strateghi bizantini, i conti franchi ed i baroni tedeschi. Perché tutta la Cristianità sapeva che al termine dell’Italia, in cima a una montagna alta sul mare come la prua di una nave gigantesca, c’era il tempio dell’Angelo Guerriero.
Il Santuario di San Michele Arcangelo di fondazione antichissima (fra V e VI secolo) esiste ancora ed è la principale attrattiva della cittadina che da lui prende il nome (Monte Sant’Angelo in provincia di Foggia).
Entrando in chiesa, una porta in bronzo divisa in dodici pannelli intarsiati e decorati d’argento e di rame lascia il visitatore stupito e ammirato. Detta porta, commissionata nel 1076 a una bottega di Costantinopoli, è uno dei capolavori assoluti dell’arte bizantina nel suo momento più alto.
Qualcosa di emozionante prova il turista di oggi quando scende nella grotta dell’Arcangelo che si trova nel cuore della basilica.
Fuori dal Santuario, in cima al promontorio roccioso del Gargano, con il verde Adriatico di fronte e tutto intorno un deserto aspro e bellissimo di rocce, di pascoli, di boschi, il viaggiatore di oggi come il viandante di un tempo capisce che questo è veramente “finis terrae”, l’ultimo avamposto dell’Europa cristiana.
Questa è la via Francigena del sud: la strada dei pellegrini, la via della fede e della speranza.
Note:
– Le foto (l.b.) riguardano due vedute di Monte Sant’Angelo scattate lo scorso mese di ottobre;
– Alcuni spunti sono tratti dall’articolo di Antonio Paolucci pubblicato su “Il Sole 24 Ore” del 31 agosto 2008, Arte/Itinerari d’arte “Via Francigena del Sud”.