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I tradizionali falò dell’Immacolata a Poggio Imperiale.

Continua ancora oggi, a Poggio Imperiale, la tradizione dei falò accesi in occasione della ricorrenza dell’Immacolata, la cui origine si perde nella notte dei tempi.

L’usanza di accendere la sera della vigilia dell’Immacolata grandi falò in onore della Madonna è legata alle tradizioni popolari di un tempo quando, nei vari rioni del paese in competizione tra loro per fare il fuoco più grande, già dal pomeriggio si accumulavano e accatastavano frasche e ceppi da ardere, raccolti appositamente per l’occasione, per formarne cumuli sempre più alti, che dopo la cerimonia religiosa in chiesa venivano incendiati.

Una sorta di gara che si traduceva in uno spettacolo scintillante di luci che illuminavano l’incantevole e festosa serata che vedeva radunati intorno ai fuochi tutti gli abitanti dei vari rioni.

Prima di rincasare qualcuno ne approfittava per riempire di brace il proprio braciere da portare a casa per scaldarsi o semplicemente in segno di devozione.

I fuochi dell’Immacolata simboleggiavano, secondo alcuni, la distruzione del peccato originale ed il simbolico consumarsi del vecchio anno, con tutto il male che vi si era accumulato, ma voleva forse rappresentare anche un rito propiziatorio legato all’abbondanza della terra.

In diverse zone d’Italia la festa più importante dell’Avvento, l’Immacolata Concezione, è ricordata con l’accensione di fuochi, accompagnata in molti casi da degustazioni gastronomiche.

In Umbria, la sera dell’8 dicembre le campagne si illuminano della luce dei “focaracci”, covoni di legna ed arbusti, dati alle fiamme verso sera, per celebrare la traslazione della Casa della Vergine Maria da Nazareth a Loreto. Per questa ragione i fuochi dell’Immacolata sono detti anche “fuochi della Venuta”.

Nella tradizione popolare pugliese, invece, i falò dell’Immacolata avrebbero la funzione di asciugare i panni del Bambin Gesù. Nel barese e nel leccese, la gente assiepata intorno ai fuochi usa mangiare delle frittelle devozionali, le “pettole”, preparate con pasta di pane fritta e intinta nel miele.

A Maglie, in provincia di Lecce, l’8 di dicembre è tradizione osservare il digiuno e l’unico cibo ammesso è la “puccia”, piccola forma di pane condito con formaggio, pomodoro e olive nere, importato dai coloni greci.

Ancora il fuoco è protagonista della processione che va in scena nella notte tra il 7 e l’8 dicembre ad Atri nel teramano. I fedeli, muniti di grosse torce di canne, i cosiddetti “faugni”, raggiungono in processione la cattedrale, dove si celebra la santa messa in onore dell’Immacolata Concezione.

 Il termine “faugni” è una chiara volgarizzazione di quel “fauni ignis” che ci riconduce al cuore più oscuro del paganesimo


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