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Dic

La stella di Betlemme

Natale è alle porte e i convulsi preparativi che vedono coinvolti giovani, vecchi e bambini nella corsa ai regali e agli acquisti per le imminenti Festività di Fine Anno sono in dirittura d’arrivo, in un’atmosfera di consueta gaiezza e partecipazione, nonostante la crisi finanziaria ed economica che sta interessando e preoccupando il mondo intero.

Le previsioni, stando ai soloni dell’informazione, erano addirittura catastrofiche e prefiguravano un Natale senza luminarie, niente regali e tutti a casa a lume di candela.

Ma, a quanto pare, così non è!

Anche le abbondanti nevicate dei giorni scorsi fanno ben sperare per un pienone nelle località turistiche invernali e le prenotazioni di viaggi, verso le capitali europee e le altre località esotiche, sembrano mantenere il livello degli altri anni.

I centri urbani dei paesi e delle città sono festosamente illuminate di luci scintillanti e tanti alberi di Natale sono stati issati nelle piazze e nelle case, in molte delle quali offre la sua testimonianza il Presepe, con la sua grotta, i pastori, le pecorelle, i Magi, ecc.

Ma c’è un simbolo che accomuna tutte queste manifestazioni esteriori natalizie: è la “stella cometa”.

E la troviamo nelle luminarie, sugli alberi di Natale e naturalmente nei Presepi.

Ma cos’è e cosa simboleggia la “stella cometa”?

Il Vangelo di Matteo è l’unica fonte del Nuovo Testamento che parla di questo oggetto, indicandolo col nome di «stella». Il testo completo riporta che «Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: “Dov’è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella e siamo venuti per adorarlo”. All’udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s’informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. Gli risposero: “A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda: da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo, Israele”. Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme esortandoli: “Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo”. Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese […]. Erode, accortosi che i Magi si erano presi gioco di lui, si infuriò e mandò ad uccidere tutti i bambini di Betlemme e del suo territorio dai due anni in giù, corrispondenti al tempo su cui era stato informato dai Magi» (Mt 2,1-12.16).

Quindi per “Stella di Betlemme”, impropriamente detta “stella cometa”, si intende il fenomeno astronomico che, secondo il racconto del Vangelo di Matteo, guidò i Re Magi a fare visita a Gesù appena nato.

Il fondamento storico del racconto è discusso. Storici laicisti e alcuni biblisti cristiani lo vedono come un particolare leggendario. Altri biblisti cristiani ne ammettono la veridicità, e in particolare sarebbe da identificare con una triplice congiunzione di Giove e Saturno verificatasi nel 7 a.C. Il particolare ha comunque avuto una straordinaria fortuna artistica, in particolare nelle rappresentazioni della Natività e del Presepe.

La comune denominazione di “stella cometa” risale al fatto che Giotto, a inizio XIV secolo, la disegnò appunto come una cometa, impressionato dal recente passaggio della Cometa di Halley.

Ho avuto l’opportunità di visitare con mia moglie in Terra Santa, in primavera dello sorso anno, a Betlemme, il luogo dove è nato Gesù.

Il punto preciso della “Natività” è contrassegnato da una “stella”.

Dopo i vangeli, la più antica testimonianza sul luogo della nascita di Gesù è del filosofo e martire Giustino, originario di Flavia Neapolis, odierna Nablus, in Palestina: “Al momento della nascita del bambino a Betlemme, poiché non aveva dove soggiornare in quel villaggio, Giuseppe si fermò in una grotta prossima all’abitato e, mentre si trovavano là, Maria partorì il Cristo e lo depose in una mangiatoia, dove i Magi, venuti dall’Arabia lo trovarono”.

Questa medesima grotta fu circondata dalle magnifiche costruzioni dell’imperatore Costantino e di sua madre Elena non molto dopo il 325 d. C., come narra lo storico Eusebio di Cesarea, contemporaneo ai fatti.

Nel 386, san Girolamo si stabilì nei pressi della basilica, con la nobile matrona romana Paola e altri seguaci, vivendo vita monastica, dedicandosi allo studio della Bibbia e producendo la sua celebre versione latina (Vulgata), che divenne poi ufficiale nella chiesa d’Occidente. Il suo sepolcro, così come quello dei suoi compagni e compagne, fu scavato nelle immediate vicinanze della grotta medesima.

La basilica del IV sec. fu sostituita nel VI sec. da un’altra di dimensioni maggiori, che è quella ancora oggi in piedi.

In epoca crociata (XII sec.) le pareti furono abbellite di preziosi mosaici dai fondi incrostati d’oro e di madreperla, dei quali rimangono ampi frammenti con scene del nuovo Testamento (nel transetto, con iscrizioni latine) e la rappresentazione simbolica di concili ecumenici (nella navata, con iscrizioni greche). Al di sopra delle colonne della navata in una fila di medaglioni sono raffigurati gli antenati di Gesù (con diciture latine). Uno degli angeli adoranti della parete sinistra ha ai piedi una iscrizione (in latino e in siriaco) con il nome dell’artista, il pittore Basilio.

Scavi fatti negli anni 1934-35 (dal governo mandatario inglese) hanno riportato alla luce considerevoli resti dei mosaici pavimentali della basilica costantiniana, alcuni dei quali sono visibili tanto nella navata che nel transetto della basilica.

I francescani, che dimorano a Betlemme dal 1347, posseggono accanto alla basilica della Natività il proprio convento e una chiesa (dedicata alla santa martire Caterina) che serve principalmente per le necessità della comunità cristiana cattolica locale di rito latino.

La nostra visita a Betlemme si è conclusa con un pranzo preparato da frati francescani.


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