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QUMRAN: IL MISTERO DEI ROTOLI DEL MAR MORTO

 

Non poteva mancare, nell’occasione del mio viaggio in ISRAELE della primavera dello scorso anno con mia moglie, una visita a QUMRAN, in prossimità del Mar Morto, alla “scoperta” dei ROTOLI DEL MAR MORTO.

Un’avventura veramente interessante.

Il sito archeologico è ben attrezzato sia sotto il profilo del comfort che della logistica in generale.

Prima della visita vera e propria, viene proposta – in una apposita saletta dedicata – la proiezione di un filmato che ripercorre la storia di Qumran, degli “Esseni” e del ritrovamento dei famosi Rotoli.

Successivamente si passa a visitare la (ricostruzione della) grotta nella quale i Rotoli vennero effettivamente rinvenuti.

Qumran, situata ad ovest della strada Kaliah-Sodoma, a nord-ovest del Mar Morto, era abitata da Ebrei già nell’ottavo secolo a.C.

La fama di Qumram viene dagli “Esseni” che lì abitarono e studiarono nel corso di due secoli (dalla fine del periodo di Hashmonaim fino alla grande rivolta contro i romani).

Questi lasciarono nelle grotte situate nei dintorni magnifici manoscritti che conosciamo oggi come i “Rotoli del Mar Morto”

 

 

Gli “Esseni” arrivarono a Qumran verso la fine del secondo secolo a.C. e nel 31 a.C., durante il periodo Erodiano, si verificò un forte terremoto e il luogo fu abbandonato.

Circa 250 anni dopo, durante il periodo di Archelao (figlio di Erode il Grande, 4 a.C. – 6 d.C.) gli “Esseni” ritornarono a Qumran e la ricostruirono.

Nel 68 d.C. i romani conquistarono Qumran ma poi lasciarono il posto.

Le ultime tracce di abitazione risalgono al periodo della ribellione di Bar-Kochba (132-135 d.C.) quando membri del governo romano vi si insediarono nuovamente.

Allorchè anche questi ultimi lasciarono definitivamente il sito, Qumran venne complemente abbandonata e dimenticata.

Solo in epoca recente, e più precisamente nel 1947, un beduino in cerca di una pecora smarrita gettò un sasso all’interno di una grotta del luogo, colpendo casualmente alcuni antichi vasi di terracotta contenenti dei rotoli, che cominciarono poi a passare di mano senza alcuna particolare rilevanza.

Si chiamava Mohammed el-Hamed – detto “il Lupo” – l’autore della sensazionale scoperta, che avvenne in quella vallata rocciosa e inospitale nei pressi del Mar Morto, allora appartenente alla Palestina sotto mandato britannico.

Il giovane beduino udì, dopo aver lanciato il sasso, un rumore sordo, come di un vaso rotto ed il giorno dopo trovò il coraggio di inoltrarsi nella grotta e lì trovò decine di giare, alcune intere, altre spezzate contenenti rotoli scritti in lingue antiche, parole che lui non poteva comprendere.

Fu invece il Frate Roland de Vaux, venuto a sapere della scoperta, a dare inizio agli scavi nella zona dal 1951 al 1956, accompagnato da un gruppo di archeologi francesi.

Cominciò così la ricerca sull’attività degli “Esseni”.

Vennero rinvenuti altri rotoli e delle costruzioni antiche che rafforzarono la teoria che Qumran era di fatto il nucleo dell’attività “Essena”.

Le grotte sono localizzate in dirupi di difficile accesso (adatto a nascondigli per manoscritti) e le varie costruzioni servivano per i vari usi. I rotoli, trovati in vasi di terracotta, si conservarono per duemila anni (grazie al clima particolarmente arido); essi contengono brani del Vecchio Testamento, gli Apocrifi e altri scritti “Esseni”.

Una parte dei rotoli trovati sono visibili nel EICHAL HA’SEFER (museo del libro) che è parte del museo di Israele.

Gli “Esseni” erano asceti che davano grande importanza alla purità (e quindi ai bagni e alle abluzioni rituali). Conducevano vita comunitaria, ma ciò non impediva loro di costruire capanne e tende per una vita di isolamento.

Avevano sale per assemblee, refettorio, cucina comune, bagni rituali ed anche camere per lavanderia.

Non mancava infine il cimitero della comunità.

Caratteristica era la loro sala di scrittura, con tavoli e portapenne: qui gli “Esseni” evidentemente scrissero la maggior parte dei rotoli trovati nelle grotte.

I rotoli di Qumran sono pergamene scritte in aramaico, greco ed ebraico. La loro datazione viene collocata tra il II secolo a.C. e il I secolo d.C.

Con ogni probabilità questi scritti di ambiente giudaico sono la migliore fonte che abbiamo per conoscere la Palestina ai tempi di Gesù.

In tutto furono scoperte 11 grotte, l’ultima nel 1956, e i frammenti rinvenuti circa 15mila appartenenti a 800-850 manoscritti.

Le autorità giordane che avevano appena guadagnato il controllo del territorio, costituirono un team di studiosi di varia nazionalità che monopolizzò lo studio dei Rotoli.

Durante tutti gli anni ’50 le migliaia di frammenti vennero ricongiunti, identificati e infine tradotti.

Nel 1967 Qumran e le terre circostanti cambiarono nuovamente di mano. Il controllo della Cisgiordania passò ad Israele e con esso anche l’intera collezione dei rotoli.

Scoppiarono diverse incomprensioni tra le autorità israeliane e alcuni membri del comitato di ricerca, la cui direzione venne interamente sostituita.

Infine l’Autorità dei Parchi Nazionali destinò il sito a Parco Archeologico aperto al pubblico.

In loco c’è un comodo parcheggio, locali di ristoro, servizi e negozietti di souvenir.

Il percorso archeologico e ben segnalato e ricco di tavole esplicative plurilingue.

 


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