Il dialetto “Tarnuése” (di Poggio Imperiale) risente dell’influenza di un numero considerevole di dialetti e lingue dovuta alla variegazione della provenienza della sua popolazione.
Al primo posto viene il dialetto o “lingua napoletana”, non foss’altro che per l’appartenenza del territorio al Regno di Napoli.
Non si deve, poi, dimenticare lo specifico apporto del Principe Placido Imperiale e del suo “entourage" campano in tutto il processo di costituzione del nuovo insediamento, che ha ulteriormente esaltato l’integrazione del dialetto napoletano nella parlata “tarnuése” originaria, piuttosto che nei dialetti parlati negli altri paesi viciniori.
Ne è prova il fatto che i dialetti parlati a Lesina, Apricena, San Nicandro Garganico e San Paolo Civitate, presentano ancora oggi delle diversità rispetto al “tarnuèse”, nonostante la naturale tendenza all’omogeneizzazione.
Il “napoletano” si è ulteriormente affermato a Poggio Imperiale in relazione alle frequentazioni dei suoi abitanti a Napoli per motivi di studi, ma anche per l’apprendimento delle arti e dei mestieri.
Ragione per cui il “napoletano“ ha cominciato con il rappresentare il modo di parlare “forbito” del ceto più abbiente.
La destinazione a Poggio Imperiale di famiglie provenienti da diverse destinazioni da parte del Principe Imperiale, ha finito comunque con l’influenzare e dunque modificare nel tempo lo stesso dialetto napoletano.
Sono giunte a Poggio Imperiale famiglie provenienti dall’Albania, dalla Campania, dalla Basilicata e dalla Calabria oltre che da diversi paesi della stessa Puglia.
Già da ragazzo, mi incuriosiva la ricerca delle assonanze con il dialetto napoletano quando al “Cinema Imperiale” – una sorta di ”Nuovo Cinema Paradiso” (dal film di Giuseppe Tornatore, vincitore dell’Oscar nell’anno 1990 quale miglior film straniero, prodotto da Franco Cristalli, musiche di Ennio Morricone, Titanus Distribuzioni) – proiettavano i film di Totò, Eduardo, Peppino e Titina De Filippo, Dante, Beniamino e Pupella Maggio.
Altrettanta curiosità mi destavano alcuni termini dialettali del tipo:
Accattà = comprare
Addaccià = tagliuzzare la carne
Ammarrà = chiudere, sprangare
Ammuccià = nascondere
Au mascìone = a casa
Buàtte = barattolo
Buffè = credenza
Chemò = cassettone
Retrè = divisorio
E, ciò, fintanto che non ho avuto poi modo di poter appurare che si trattava di “francesismi” che avevano in origine influenzato il dialetto napoletano e, conseguentemente, il dialetto “tarnuèse”.
Mi incuriosiva, inoltre, il fatto che i “tarnuìse” (i miei concittadini poggioimperialesi) abitualmente, nella pronuncia, non facessero molta distinzione tra la lettera “B” e la “V”.
Infatti, nomi propri di persona, come Berardo, Berardino, in dialetto "tarnuèse" venivano pronunciati rispettivamente “Velàrde” e “Velardìne”.
Così anche molti termini, aventi iniziale per “B”, che subivano la medesima sorte, come ad esempio:
Bacio = Vuàscije
Barbiere = Varevère
Barca = Vàrche
Basso = Vàscije
Basta = Avàste
Beato = Vijàte
Bilancia = Velàngele
Bosco = Vòsche
Botte = Vótte
Braccia = Vràccije
Braciere = Vrascère
Braghe = Vràche
Broccolo = Vròcchele
Boragine = Vurràijene
Borraccia = Vurràccije
Sicuramente ciò è dovuto all’influenza della lingua spagnola nel dialetto napoletano che ha a sua volta influenzato quello “tarnuèse”.
In particolare, la “B” e la “V” in spagnolo hanno, tra loro, sempre lo stesso suono, diversamente dai due corrispondenti suoni italiani che sono invece ben differenziati tra loro.
In realtà una leggera differenza di suono c’è anche nella lingua spagnola, a seconda del contesto in cui la “B” e la “V” si trovano, anche se la distinzione fonetica non risulta così marcata come nella nostra lingua.
La “b” si chiama “be” lunga o “be de buro”, la “v” invece “be” corta o “be de vaca” (pronunciata baca). In Catalogna parlano di “be” [alta] e di “be” [baixa] per “v”.
La circostanza che la pronuncia della “B” e della “V” sia identica comporta tutta una serie di problemi ortografici anche per gli stessi spagnoli.
E’ caratteristica, a questo proposito, la domanda: “¿Còme se escribe, con be o con uve”?
Peraltro la cosa rappresenta una delle maggiori difficoltà degli spagnoli nell’affrontare la lingua italiana, ove è marcata la distinzione fonetica tra la “bi” e la “vi”.
Ma l’influenza spagnola nel dialetto “tarnuèse” non si limita solo ad aspetti legati alla semplice pronuncia di alcune consonanti, ma va ben oltre. Infatti, considerevole è la presenza nel nostro dialetto “tarnuése” anche di termini di lingua spagnola.
Dal libro di Lorenzo Bove
“Ddummànne a l’acquarúle se l’acqu’è fréscijche” – Detti, motti, proverbi e modi di dire Tarnuíse
Edizioni del Poggio, 2008