21
Apr

“Malafemmena”: Ma l’ha scritta veramente Totò?

La musicalità della canzone “Malafemmena” di Totò (Antonio De Curtis) ha conquistato, con il passare degli anni, sempre maggiori schiere di estimatori, e non solo tra napoletani ed italiani in genere, confluendo ormai nel novero di quelle canzoni che illustrano ed identificano l’Italia nel mondo, come “O sole mio”, “Volare”, e tante altre.

Una canzone che è peraltro entrata nel repertorio di molti grandi artisti, anche di musica classica.

Totò non fu soltanto il grande attore che tutti conosciamo; fu anche un grande poeta dialettale ed un ottimo compositore di liriche per canzoni di grande successo.

“Malafemmena” è una canzone senza tempo, con una melodia penetrante, coinvolgente e profonda al tempo stesso; al punto che il reale significato delle parole del testo sembra svanire nel nulla.

Proprio così!

Un testo pesante; molto pesante anche per l’epoca in cui essa fu scritta da Totò.

Sono un grande ammiratore ed estimatore di Totò i cui film, poesie e canzoni hanno sicuramente contribuito alla formazione di noi ragazzi del tempo.

Sono nato nell’immediato dopoguerra e sono stato un assiduo frequentatore del “Cinema Imperiale” di Poggio Imperiale in provincia di Foggia, ove i film di Totò sono passati davvero tutti, sia quelli in bianco e nero, sia quelli a colori successivamente.

Totò non è nuovo a “battute pesanti” ovvero ad “insulti ed improperi”.

Ciò, tuttavia, sempre in contesti caratterizzati da situazioni ironiche-sarcastiche, tragicomiche od altro.

I versi della canzone “Malafemmena” trascendono invece verso un livello di “volgarità”, gratuita, se vogliamo, nei quali è veramente difficile riconoscere come autore proprio Totò.

Totò, che gli uomini li ha sempre “sckjfati”, amava le donne!

Quelle “bbone” (diceva lui) ed in verità un po’… “sckjfava” le “racchie” (diceva sempre lui).

Proprio non lo vedo Totò che apostrofa il gentil sesso con il termine “donnaccia” o che dice: “”Se tu avessi fatto ad un altro quello che hai fatto a me, quest’uomo ti avrebbe ammazzata, tu vuoi sapere perché? Perché su questa terra, donne come te non devono esistere per un uomo onesto come me””.

Ed ancora: “”Ma Dio non te lo perdona, quello che hai fatto a me!””.

Riporto, qui di seguito, l’intero testo della canzone napoletana, con la traduzione in italiano riportata tra parentesi.

Malafemmena (Donnaccia)

Si avisse fatto a n’ato

(Se tu avessi fatto ad un altro)

chello ch’e fatto a mme

(quello che hai fatto a me)

st’ommo t’avesse acciso,

(quest’uomo ti avrebbe ammazzata)

tu vuò sapé pecché?

(tu vuoi sapere perché?)

Pecché ‘ncopp’a sta terra

(Perché su questa terra)

femmene comme a te

(donne come te)

non ce hanna sta pé n’ommo

(non devono esistere per un uomo)

onesto comme a me!…

(onesto come me)

Femmena

(Donna)

Tu si na malafemmena

(Tu sei una donnaccia)

Chist’uocchie ‘e fatto chiagnere..

(Questi occhi hai fatto piangere..)

Lacreme e ‘nfamità.

(Lacrime di infamità)

 Femmena,

(Donna,)

Si tu peggio ‘e na vipera,

(Sei tu peggiore di una vipera,)

m’e ‘ntussecata l’anema,

(mi hai avvelenato l’anima)

nun pozzo cchiù campà.

(non posso più vivere).

Femmena

(Donna)

Si ddoce comme ‘o zucchero

(Sei dolce come lo zucchero)

 però sta faccia d’angelo

(però questa faccia d’angelo)

te serve pe ‘ngannà…

(ti serve per ingannare…)

Femmena,

(Donna,)

tu si ‘a cchiù bella femmena,

(tu sei la più bella delle donne,)

 te voglio bene e t’odio

(ti voglio bene e ti odio nel contempo)

nun te pozzo scurdà…

(non posso dimenticarti…)

Te voglio ancora bene

(Ti voglio ancora bene)

Ma tu nun saie pecchè

(Ma tu non sai perché)

pecchè l’unico ammore

(perché l’unico amore)

si stata tu pe me…

(sei stata tu per me…)

E tu pe nu capriccio

(E tu per un capriccio)

 tutto ‘e distrutto,ojnè,

(hai distrutto tutto, purtroppo,)

Ma Dio nun t’o perdone

(Ma Dio non te lo perdona)

chello ch’e fatto a mme!…

(quello che hai fatto a me!…) 

Né è possibile dare credito alla versione che si è andata accreditando da tempo, secondo la quale la canzone sarebbe stata dedicata da Totò alla giovanissima e bella Silvana Pampanini, che lo aveva rifiutato.

Traspare piuttosto la “rabbia” e il “livore” dell’uomo tradito dalla sua donna amata (…e tu per un capriccio hai distrutto tutto purtroppo…).

Così dice Silvana Pampanini (si riporta integralmente il testo pubblicato su vari Siti Internet):

“” Totò era veramente un gentleman dalla punta dei capelli fino alla punta dei piedi, era un professionista favoloso, molto signore, molto gentile e molto bravo. Totò non era bravo soltanto come attore comico, Totò era un grandissimo attore drammatico, anche se è stato sfruttato in film troppo facili, film commerciali di qua, film commerciali di la. La comicità vera è quando tu con niente fai ridere e interpreti veramente e non son soltanto facendo delle battute, la comicità non è soltanto questo. Con lui ho fatto tra l’altro 47 morto che parla, che era poi L’avaro di Molière. In 47 morto che parla c’è dentro questa beffa, c’è la satira, c’è dentro la comicità, in fondo c’è dentro un pò di tutto, non è il filmettino così. Totò aveva un’ammirazione immensa per me, certo ero molto giovane, ma con una discrezione tale, con una signorilità tale. Mi faceva capire che mi voleva molto bene, che mi voleva sposare, ne aveva parlato con papà che però gli diceva: “Totò, guardi, Silvana è una ragazzina, non ci pensa proprio a queste cose”. Era sempre molto gentile e carino, nel camerino mi faceva trovare i mazzolini di fiori, quelli tutti montati con il pizzo sotto delicatissimo, il profumo, i cioccolatini. Un giorno venne da me per dirmi: “Silvana, ci pensi”. Allora a me uscì quella frase che avrei voluto riprendere ma non si poteva più, ormai era detta: “Totò, io ti voglio molto bene, ma come a un padre”. Ecco. Lui però ha capito e ha continuato a volermi molto bene, siamo rimasti sempre amici. Ci siamo incontrati tante volte e anzi lui mi adorava ancora di più proprio pensando che ero una ragazza a posto e che non avevo approfittato di questa situazione “”.

 


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