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Feb

A Padova il “corpo” di sant’Antonio ricompare in mezzo a noi.

Nella tarda serata di sabato 20 febbraio 2010 si è conclusa a Padova l’ostensione dei resti mortali di sant’Antonio, ora nuovamente ricollocati sotto l’altare della cappella dell’Arca, appena restaurata, nella Pontificia Basilica del Santo.

Nei sei giorni di ostensione, centocinquantamila sono stati i visitatori giunti da ogni parte del mondo che, in paziente attesa anche sotto la pioggia, in una lunga coda, hanno voluto vedere e venerare le sacre spoglie.

Pellegrini in visita alle spoglie del Santo

E’ la quarta volta – in otto secoli – che sant’Antonio si mostra ai suoi fedeli; un evento dunque eccezionale e carico di significati, tale da attirare migliaia di pellegrini fin dalle prime luci dell’alba.

Il Papa Benedetto XVI non ha fatto mancare il segno della sua vicinanza inviando un telegramma al superiore del Convento, auspicando che “questo provvido evento, riproponendo il luminoso esempio del sacerdote francescano tanto popolare, che affascinò generazioni di fedeli (…) susciti rinnovati propositi di amore a Cristo e ai fratelli, come pure un generoso impegno per la giustizia e la pace”.

Anch’io con mia moglie e le mie cognate abbiamo voluto rendere omaggio al Santo nella giornata di venerdi 19 febbrario. La giornata piovosa e particolarmente fredda non ci ha affatto scoraggiati. Abbiamo raggiunto Padova in treno partendo da Milano Centrale di buon mattino.

L’ostensione del corpo del Santo è coincisa con la festa liturgica della Traslazione di Sant’Antonio detta anche “Festa della Lingua”, che si celebra ogni anno in Basilica il 15 febbraio, a ricordo della prima traslazione avvenuta l’8 aprile 1263 ad opera di San Bonaventura, che ritrovò in quell’occasione la Lingua “incorrotta” di frate Antonio, e di quella del 15 febbraio 1350, quando la tomba del Santo ebbe la sua definitiva sistemazione nell’attuale Cappella dell’Arca all’interno della Basilica.

La lunga fila in attesa della visita

I pellegrini e i devoti del Santo hanno ora potuto rivedere il corpo di Sant’Antonio, ricomposto e visibile in un’urna di vetro, dopo 29 anni dall’ultima “ricognizione” canonica e medico-scientifica avvenuta nel gennaio 1981, a 750 anni dalla morte del Santo, cui seguì una memorabile ostensione, che si prolungò fino al 1° marzo 1981. In quella occasione affluirono in Basilica circa 650mila pellegrini.

Il teschio del Santo lascia immaginare zigomi alti, mento sporgente ed occhi infossati, mentre lo scheletro rivela (secondo gli studi anatomici del Prof. Meneghelli) una statura di un metro e settanta centimetri, molto alta per l’epoca.

Al termine dell’ostensione, durata sei giorni, da lunedi 15 a sabato 20 febbraio 2010, il corpo di Sant’Antonio è ritornato nella Cappella dell’Arca, che ora risplende in tutta la sua bellezza, dopo i lunghi e complessi lavori di restauro iniziato il 12 aprile 2008, con il trasferimento temporaneo dell’urna nella Cappella di San Giacomo, e conclusi lo scorso 4 dicembre 2009.

Già domenica sera 14 febbraio, alle 21, c’era stata una cerimonia durante la quale è stata aperta la cassa che conteneva l’urna di cristallo con le reliquie del santo.

L’urna è stata poi trasportata nella Cappella delle reliquie, dove sono conservate le teche con il mento e la lingua di Antonio.

Durante l’ostensione la Basilica è rimasta aperta dalle 6,20 alle 19 e sabato fino alle 19,45.

Un po’ di storia

Sant’Antonio di Padova, (in portoghese Santo António de Lisboa), nato Fernando Martim de Bulhões e Taveira Azevedo, (Lisbona, 15 agosto 1195 – Padova, 13 giugno 1231), è stato un francescano portoghese, canonizzato dalla Chiesa cattolica e, più recentemente, proclamato Dottore della Chiesa.

Da principio monaco agostiniano a Coimbra dal 1210, poi dal 1220 frate francescano. Viaggiò molto, vivendo prima in Portogallo quindi in Italia ed in Francia.

Nel 1221 si recò al Capitolo Generale ad Assisi, dove vide di persona San Francesco d’Assisi. Dotato di grande umiltà ma anche grande sapienza e cultura. Per le sue valenti doti di predicatore, mostrate per la prima volta a Forlì nel 1222, fu incaricato dell’insegnamento della teologia e inviato per questo dallo stesso San Francesco a contrastare la diffusione dell’eresia càtara (1) in Francia. Fu poi trasferito a Bologna e quindi a Padova. Morì all’età di 36 anni.

È notoriamente e popolarmente considerato un grande Santo, anche perché di lui si narrano grandi prodigi miracolosi, sin dai primissimi tempi dalla sua morte e fino ai nostri giorni. Tali eventi prodigiosi furono di tale intensità e natura che facilitarono la sua rapida canonizzazione e la diffusione mondiale della sua devozione.

La Chiesa nella persona del Papa Gregorio IX, in considerazione della mole di miracoli attribuitagli, lo canonizzò dopo solo un anno dalla morte (1232).

Nel 1946, il Papa Pio XII ha innalzato sant’Antonio tra i Dottori della Chiesa cattolica, conferendogli il titolo di Doctor Evangelicus, in quanto nei suoi scritti e nelle prediche che ci sono giunte era solito sostenere le sue affermazioni con citazioni del Vangelo.

Al Santo fu dedicata la grande Basilica Pontificia di Padova e la sua festa cade il 13 giugno, giorno della sua morte.

(1) Con la definizione di càtari, detti anche albigesi (dal nome della cittadina francese di Albi), furono designate le persone coinvolte nel sostegno culturale o religioso del movimento ereticale sorto intorno al XII secolo. Le dottrine càtare vennero condannate come eretiche dalla Chiesa romana, prima ancora che essa, dopo il Concilio di Trento potesse definirsi Chiesa cattolica. Per debellare l’eresia càtara fu appositamente creato da papa Gregorio IX il Tribunale dell’Inquisizione, che impiegò settant’anni ad estirpare il catarismo dal sud della Francia.

Nota: Le foto sono tratte da: Il mattino di Padova (18 febbraio 2010) http://mattinopadova.gelocal.it/multimedia/home/23094224/1

 


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