Il giorno 16 di luglio di ogni anno viene festeggiata a Poggio Imperiale la ricorrenza della festività della Beata Vergine del Carmelo, detta anche Madonna del Carmine.
Una devozione che risale al “tempo dei tempi” e che trova le sue radici nel culto della Madonna “protettrice dei muratori”, ma che coinvolge da sempre l’intera popolazione.
I festeggiamenti si svolgono in forma solenne con la celebrazione della Santa Messa seguita da una processione per le vie del paese con la statua della Madonna portata a spalle da squadre di “muratori” che, a turno, si danno il cambio.
Numerosi i fuochi di artificio che accompagnano la processione lungo tutto il percorso.
In serata, il consueto intrattenimento musicale in piazza e puntualmente a mezzanotte lo spettacolo di fuochi pirotecnici all’interno del campo sportivo comunale.
Le processioni
<< L’usanza di uscire per le strade portando in processione le icone e le statue di Maria e dei Santi scaturisce dal sentimento religioso popolare, che vuole esternare la propria devozione verso i “celesti patroni” e mettere sotto la loro protezione il paese, il quartiere o l’intera città. Mentre una mentalità razionalista ritiene le processione come “residuo di usi barbarici”, il “Direttorio su pietà popolare e liturgia”, pubblicato nel 2002 dalla Congregazione per il culto divino, la considera “espressione culturale di carattere universale e di molteplice valenza religiosa e sociale”. Riempite di contenuti cristiani, le processioni sono entrate fin dall’antichità nella liturgia. Per esempio, nel VII secolo il Papa Sergio I stabili per le quattro feste della Candelora, dell’Annunciazione, dell’Assunta e della Natività una processione notturna dal Foro Romano a Santa Maria Maggiore, dove si celebrava l’Eucaristia. Altre processioni sono entrate nel ciclo liturgico annuale, tra le più importanti quelle della Domenica delle Palme e del Corpus Domini. Mentre le processioni liturgiche sono in se stesse orientate all’incontro sacramentale con Cristo, quelle popolari in onore di Maria e dei Santi sono a rischio di apparire “mero spettacolo o parata puramente folkloristica”. Perciò il Direttorio invita a rendere la processione un’autentica “manifestazione di fede”: un segno della condizione pellegrinante della Chiesa, un percorso verso la mensa eucaristica, un “cammino compiuto insieme” nella preghiera e nella solidarietà >>. [Stefano De Flores, Mariologo, La Domenica, Periodico religioso n. 3 – 2010 Edizioni Periodici San Paolo s.r.l.].
Il Monte del Carmelo
<< In Terra Santa, nello stato di Israele, nello scenario ridente e poetico della Galilea, in un piccolo promontorio sopra il Mare mediterraneo, si eleva il Monte Carmelo, rifugio di molti virtuosi Santi che, nell’Antico Testamento, si ritiravano in quel luogo solitario per pregare per la venuta del Divino Salvatore. Ma nessuno di loro, tuttavia, impregnò di tante virtù quelle rocce benedette quanto Sant’Elia. Quando il profeta delle zelo ardente si ritirò lassù, verso il IX secolo prima dell’Incarnazione del Figlio di Dio, erano tre anni che un’implacabile siccità chiudeva i cieli della Palestina, castigando l’infedeltà degli ebrei verso Dio. Mentre pregava con fervore, chiedendo che il castigo fosse alleviato per i meriti di Quel Redentore che sarebbe dovuto venire, Elia mandò un servo sulla vetta del monte, ordinandogli: “Vai e guarda del lato del mare”. Ma il servo non vide niente. E, scendendo, disse: “Non c’è nulla”. Fiducioso, il profeta gli fece fare sette volte l’infruttuosa scalata. Alla fine il servo ritornò, dicendo: “Ecco, una nuvoletta come una mano d’uomo, sale dal mare”. Difatti, la nube era tanto piccola e diafana che sembrava destinata a scomparire al primo soffio dell’infuocato vento del deserto. Ma a poco a poco crebbe, si allargò nel cielo fino a coprire tutto l’orizzonte e precipitò sulla terra sotto forma di abbondante acqua. La piccola nuvola era una “figura dell’umile Maria”, i cui meriti e virtù avrebbero superato quelli di tutto il genere umano, attraendo il perdono e la Redenzione per i peccatori. Il Profeta Elia aveva scorto nella sua contemplazione il ruolo di mediatrice della Madre del Messia atteso. Fu, per così dire, il suo primo devoto. Una bella tradizione ci dice che, sull’esempio di Sant’Elia, vi furono sempre sul Monte Carmelo eremiti che lassù vissero e pregarono, recuperando e trasmet¬tendo ad altri lo spirito “eliatico”. E quel luogo santificato da uomini contemplativi richiamava altri contemplativi. Verso il secolo IV, quando cominciarono ad apparire i primi monaci solitari dell’Oriente, le pendici rocciose del Monte Carmelo accolsero una cappella, nello stile delle comunità bizantine, le cui tracce si vedono ancor oggi. Più tardi, verso il secolo XII, un gruppo di nuove vocazioni, questa volta venute dall’Occidente unita¬mente alle Crociate, aggiunse nuovo fervore all’antico movimento. Subito venne edificata una piccola chiesa dove la comunità si dedicava alla vita di preghiera, sempre animata dallo spirito di Elia. La piccola “nuvoletta” cresceva sempre di più. La crescita del numero dei fratelli della Madonna del Monte Carmelo rendeva necessaria un’organizzazione più perfezionata. Nel 1225 una delegazione dell’Ordine si diresse a Roma per richiedere alla Santa Sede l’approvazione di Una Regola, effettivamente concessa dal Papa Onofrio III nel 1226. Con l’invasione dei “luoghi santi” da parte dei musulmani, il superiore del Monte Carmelo diede il permesso ai religiosi di trasferirsi in occidente dove fondarono nuove comunità. In Europa i frati del Carmelo cominciarono ad andare vagando come membri di un Ordine quasi sconosciuto, malvisto e sull’orlo della scomparsa. La famiglia religiosa di Elia sembrava un tronco secco e vecchio, destinato in poco tempo al disfacimento. Era il momento atteso della Madonna per far rifiorire, sull’alto della verga disseccata, un fiore: San Simone Stock. Questo inglese di riconosciute virtù, pur eletto all’incarico di Generale dell’Ordine, non esercitava un’effettiva autorità sopra i suoi fratelli, poichè il Carmelo non possedeva ancora una struttura giuridica coesa e uniforme, capace di conservare uno spirito, promuoverlo e trasmetterlo alla posterità. La virtù compensava, però, la mancanza di autorità. Pregando la Madonna con molto fervore, San Simone La implorò che non permettesse la scomparsa dell’Ordine Carmelitano. In questa desolante situazio¬ne, la Santissima Vergine apparve al suo buon servitore (nel 1251) e gli consegnò lo “Scapolare”, perchè fosse usato sopra le vesti. In quell’epoca i servi usavano una tunica come abito civile. Sopra di essa indossavano una tunica più piccola, che indicava, per il colore e per le caratteristi¬che peculiari, l’identità del suo padrone. Lo Scapolare del Carmelo era simile a questa piccola tunica. La Madonna consegnava, quindi, a San Simone Stock una livrea propria dei suoi servi, affinchè fosse usata da tutti i carmelitani, e prometteva: “Ricevi, figlio dilettissimo, lo Scapolare del tuo Ordine, segno della mia fraterna amicizia, privilegio per te e per tutti i carmelitani >>.
Lo “Scapolare” della Madonna del Carmelo
<< Nelle apparizioni della Madonna a Fatima, nel 1917, sono state confermate le due principali devozioni mariane che hanno resistito alla prova del tempo: quella del Rosario e quella dello Scapolare. Donate agli uomini durante il Medioevo, queste devozioni concedono privilegi inestimabili in relazione alla perseveranza, alla salvezza dell’anima e alla conversione del mondo. Esse furono sempre importanti e attuali, ma con le rivelazioni di Fatima sono diventate ancor più necessarie e urgenti. Alla conclusione delle apparizioni, il giorno 13 ottobre, mentre avveniva il grande miracolo del Sole, visto da più di cinquantamila persone, la Madre di Dio si mostrò ai tre pastorelli nelle vesti della Madonna del Monte Carmelo, presentando nelle loro mani, lo Scapolare. E’ certo che, avve¬nendo in concomitanza con il fenomeno più alto fra tutti quelli accaduti nella “Cova da Iria”, la presentazione dello Scapolare durante quest’apparizione finale non fu un dettaglio senza importanza. Si può affermare che i privilegi inestimabili legati allo Scapolare sono parte integrante del Messaggio che ci ha lasciato la Madre di Dio a Fatima, unitamente al Rosario ed alla devozione al Cuore Immacolato di Maria. Infatti, i riferimenti all’Inferno e al Purgatorio, la necessità della penitenza e l’intercessione di Nostra Signora contenuti nel Messaggio sono in assoluta consonanza con le promesse collegate allo Scapolare >>.
Nota
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