Riporto, per gentile concessione dell’autrice, un interessante articolo a firma della Prof. Antonietta Zangardi, pubblicato su www.Capitanata.it del 3 gennaio 2011, nel quale vengono approfondite alcune questioni attinenti alla effettiva data di fondazione di Poggio Imperiale.
I DUECENTOCINQUANTADUE ANNI DELLA FONDAZIONE DI POGGIO IMPERIALE
Tutti gli scritti hanno la importante finalità di non permettere all’incuria del tempo che cancelli storia, tradizioni, usi, costumi e lingua di una piccola comunità come Poggio Imperiale, giovane paese alle porte del Gargano. Poggio Imperiale, paese del grano e del vento, piccolo centro agricolo, uno dei più giovani paesi della Provincia di Foggia, fu fondato dal Principe Placido Imperiale di Genova, residente a Sant’Angelo dei Lombardi. La data di fondazione è stata sempre fatta coincidere con quella del Patto che il Principe stipulò con un gruppo di Albanesi il 18 gennaio 1761, perché abitassero la nascente villa. Sono trascorsi circa diciotto anni dalla presentazione del primo libro di Giovanni Saitto, Poggio Imperiale, Cento anni della sua storia, dalle origini all’unità d’Italia, uno scritto che coglieva il monito del nostro grande concittadino, Alfonso De Palma, il quale invitava i giovani ad approfondire le ricerche per completare le sue Noterelle paesane. Era presente come coordinatore, nella presentazione del libro, il carissimo e compianto parroco don Giovanni Giuliani, (per tutti don Nannino), che parlò di documenti di prima mano. I documenti presenti in quel libro erano frutto di ricerche negli archivi di Stato ed il commento che ne fu fatto fu veramente nuovo e singolare. Furono ritrovati, quindi, nuovi documenti che misero in discussione quella data di fondazione, documenti a dimostrazione che la Storia è una scienza sempre aperta a nuovi sviluppi. Lo storico Franco Cardini, docente di Storia Medievale all’Università di Firenze, parlando del suo libro “Le radici perdute dell’Europa, da Carlo V ai conflitti mondiali”, affermava, tra l’altro, che la Storia non potrà mai chiudere bottega, in quanto il lavoro dello storico è come quello del medico e del detective, se vi sono nuove scoperte bisogna prenderne atto, adeguarsi, rivedere le proprie posizioni; se si scopre un nuovo documento, si scompigliano le certezze acquisite e si mette in moto un meccanismo sempre nuovo e rinnovato di studi ed approfondimenti. I documenti vanno studiati e fatti parlare e quando qualche studioso ha trovato un documento nuovo, bisogna, con umiltà rivedere le proprie conoscenze alla luce dell’ultima scoperta. La ricerca storica, infatti non esaurisce mai il suo compito. Quando ci sembra di conoscere tutto di un avvenimento o di un personaggio, quando l’immagine di un’epoca ci appare completa, ecco che nuove informazioni, prima sconosciute, o documenti prima ignoti, ci costringono a modificare le nostre opinioni e a precisare o arricchire le nostre conoscenze. Uno storico per ricostruire gli avvenimenti deve sempre possedere documenti ai quali riferirsi. la ricerca storica deve partire da essi – i documenti sono utili per conoscere e ricostruire gli eventi, – con i documenti “si fa storia” – essi “vanno fatti parlare”. Con questo scritto faremo parlare i nuovi documenti ed evitare che si festeggino degli anniversari fittizi. Nella toponomastica di Poggio Imperiale vi è la via “18 gennaio 1761” riferita alla data del Patto che il Principe don Placido Imperiale, fece con un gruppo di Albanesi perché popolassero quella che lui chiamava “villa”, nome riferito ad un agglomerato di case rurali. Molti fecero risalire a questa data la fondazione del nostro paese, ma così non è. Ed ecco tutti i documenti che lo provano. – Il primo documento datato 9 marzo 1751 (in chiesa leggiamo 1755), un “Verbale di subasta della città e feudo di Lesina aggiudicazione a favore dell’Ill.mo Principe di S.Angelo D.Placido Imperiale” Il Principe don Placido Imperiale, dopo aver acquistato il vicino “stato” di San Paolo, detto di Civitate, di proprietà dei duchi di Guastalla, ritenne opportuno acquistare il feudo di Lesina, per dare uno sbocco al mare delle sue proprietà. Si aggiudicò il feudo vincendo un’asta e l’11 marzo 1751 gli venne dato il possesso della città di Lesina e del suo lago. Ebbe il Regale Assenso il 3 aprile 1753 da Carlo III di Borbone. La fonte di quanto esposto è nell’Archivio di Stato di Napoli. Poggio Imperiale non era ancora sorta. Passiamo al secondo documento, che data esattamente la fondazione di Poggio Imperiale ed è quello relativo alla prima visita pastorale del vescovo Mons. Foschi nell’anno 1761, nel quale troviamo la data della fondazione, (prima del maggio del 1759, perché in questa data il principe, secondo la relazione della visita pastorale, “ ad esempio de’ fondatori dell’antiche città, v’invitò chiunque volesse venirci ad abitare, promettendogli abitazione franca per tre anni…”). In questo documento vi è anche un’ampia descrizione degli usi e dei costumi della comunità albanese che viveva nel Casale. Mons. Foschi scrive la relazione della sua visita pastorale, dichiarando esplicitamente. “…Abbiamo stimato per futura memoria brevemente accennare l’origine e la costruzione del paese e della chiesa e la venuta qui delle famiglie italiane et Albanesi; accadendo sovente che le notizie in alcuni tempi trascurate, siano poi in altri tempi avidamente ricercate” Ed in questo non si sbagliava! Oggi noi ricerchiamo avidamente le notizie di quel passato cercando di trasmetterle ai posteri. In riferimento alla chiesa, voglio che parli il documento, che cito testualmente: “…perché sul principio non vi era chiesa, andavano a sentirsi la messa chi in Lesina, e chi in Apricena, la quale poi fu benanche edificata, e colla Licenza dell’Arcivescovil Curia di Benevento fu benedetta nel mese di marzo dell’anno 1760.” Non so spiegarmi perché nel tabellone posto nella chiesa parrocchiale di San Placido Martire leggiamo 1764. – Terzo e quarto documento che vogliamo far parlare, sempre a proposito dell’anno di fondazione di Poggio Imperiale, sono quelli relativi ai moti del 1799, ritrovati dal prof. Clemente di San Severo, nell’Archivio di stato di Lucera. A tale notaio s’era rivolto un gruppo di “villici” per proclamare fedeltà al re di Napoli. Al prof. Clemente interessava la partecipazione ai moti di San Severo del 1799 di dodici persone della villa di Poggio Imperiale ben armate ed uno di essi fu ammazzato. Noi facciamo parlare il documento datato 7 luglio 1799, dopo l’elenco dei villici presenti dal notaio, leggiamo: “…di questa villa di Poggio Imperiale…li quali aderiscono avanti di noi, qualmente da moltissimi anni si trovano ad abitare in detta villa, la quale ha circa quarant’uno anni…che oggi compone circa seicento anime”. Ecco che la data ritorna, quarantuno anni prima, siamo nel 1799, vien fuori circa il 1758 (o prima del maggio del 1759, riferita nel documento di mons.Foschi). – Arriviamo al quinto documento, ritrovato dal dott. Michele Zangardi nell’Archivio di Stato di Napoli e che siamo riusciti ad averne copia prima di Natale del 2007, il cosiddetto documento di Antonio Scarella, maestro di Casa Imperiale a Napoli, accusato di furto e truffa ai danni del principe Imperiale. Questo documento dell’Archivio di Stato di Napoli, riporta per intero il processo intentato a Scarella con le relative testimonianze. Il Principe don Placido Imperiale dopo l’acquisto del feudo, come leggiamo nel documento di mons. Foschi, ne visitò le terre e scelse un’amena e boscosa collina, dalla parte di mezzogiorno, chiamata volgarmente Coppa di Montorio, distante circa due miglia da Lesina e quattro da Apricena e decise di costruirvi un casale. La Pasqua del 1759 il principe volle trascorrerla nel suo nuovo feudo di San Paolo anche per recarsi in visita a Lesina e da lì nel casale, per rendersi conto dei lavori, che stavano per essere ultimati. Antonio Scarella, maestro di casa Imperiale a Napoli, mancava, perché era scappato con il denaro ottenuto per le spese del viaggio. Il fuggitivo fu acciuffato per ordine del Principe, processato a Lesina lo stesso giorno e condannato per truffa e furto ai danni del Principe. La notte del 25 aprile, lo Scarella scappò anche dalla prigione in cui era stato rinchiuso, e non fu più ripreso, facendola franca. Perché è importante questo documento? Perché i lavori del casale, cioè di Poggio Imperiale, terminarono dopo pochi giorni. Tutto il carteggio della causa del Maestro Imperiale, Antonio Scarella è costituito da 87 pagine, viene disegnato persino il pugnale che servì allo Scarella per la sua fuga. Tutti questi documenti sono noti da circa diciotto anni ed è giusto ricordarli per evitare che i nostri giovani si convincessero di date ormai superate. Non si farebbe male andare a rivedere e rileggere il libro: Poggio Imperiale, Cento anni della sua storia… di Giovanni Saitto. Ho sempre seguito con particolare interesse tutte le ricerche effettuate dagli storici locali, in quanto il loro lavoro è unico e preziosissimo. A tal proposito voglio ricordare anche gli altri scrittori: il dott. Alfonso Chiaromonte per il Dizionario della lingua terranovese e per altri interessantissimi lavori, e il dott. Lorenzo Bove, per i detti e i proverbi in dialetto. Tutti questi scritti hanno la importante finalità di non permettere all’incuria del tempo che cancelli storia, tradizioni, usi, costumi e lingua di una piccola comunità come Poggio Imperiale, giovane paese alle porte del Gargano. Concludiamo ribadendo che la data di fondazione di Poggio Imperiale è prima del maggio del 1759.