In quel giovane americano di 22 anni, con il viso da bambino, qualcosa stava cambiando.
I compagni del college raccontano che il suo umore era diventato mutevole e che aveva iniziato a esternare il suo pensiero sulla realtà che lo circondava con modalità diverse rispetto al passato.
Sulla sua pagina di MySpace, Jared Lee Loughner aveva messo una foto di un libro sulla storia degli Usa sul quale aveva sovrapposto una pistola automatica; poi, aveva caricato strani video su YouTube, tra cui uno intitolato “L’ultimo ricordo di un terrorista” in cui si vede una persona – probabilmente egli stesso – bruciare una bandiera americana.
Gli investigatori sono sicuri che egli abbia avuto dei complici e già le prime informazioni sul suo confuso pensiero politico fanno capire quanto fosse imbevuto del clima di odio che spesso le forti contrapposizioni politiche riescono a creare.
E’ successo lo scorso gennaio, nella tarda mattinata di un sabato qualsiasi, quando il ragazzo ventiduenne ha sparato all’impazzata sulla folla compiendo una strage, con sei persone uccise ed altre quattordici ferite.
Siamo a Tucson, in Arizona, negli Stati Uniti d’America, dove Jared Lee Loughner ha aperto il fuoco durante un comizio della deputata democratica Gabrielle Giffords, che viene colpita alla testa da un proiettile sparato a bruciapelo, ma sopravvive miracolosamente e i medici sono ottimisti sulle sue possibilità di recupero.
Quel sabato mattina, la quarantenne Gabby (come affettuosamente viene chiamata dai suoi elettori) con il suo staff e i suoi sostenitori si erano ritrovati all’esterno di un supermercato per esercitare il loro diritto di riunirsi ed esprimersi liberamente.
Stavano compiendo uno degli atti di democrazia molto diffusi negli USA, ove chi rappresenta il popolo incontra i suoi elettori e risponde alle loro domande, così da poter portare le preoccupazioni e le istanze recepite a Washington, nella capitale.
E quella scena è stata oscurata dai proiettili di un dissennato, che ha procurato la morte a sei ignari cittadini, tra cui Christina Taylor-Green, una ragazzina di nove anni, la vittima più giovane.
Christina Taylor-Green, uccisa nella strage di Tucson, era nata l’ 11 settembre 2001 e in quella data era forse già tracciato un nefasto presagio.
La piccola era nata il giorno del più grande attacco terroristico all’occidente di tutti i tempi, quello alle Torri gemelle di New York.
Il padre della piccola, ha spiegato in lacrime ai cronisti che Christina, nonostante la giovanissima età, aveva una passione particolare per la politica. Era stata eletta di recente nel collegio degli alunni della scuola elementare che frequentava. Una vicina di casa si era offerta di accompagnarla quella mattina di sabato al comizio della Deputata democratica Gabrielle Giffords, dove avrebbe assistito al primo comizio della sua vita.
Christina era una dei 50 bambini statunitensi nati in quel giorno funesto e ritratti nel libro “Faces of Hope” [Volti della speranza].
Accanto alla sua foto, in quel libro, c’erano alcuni semplici desideri di un bambino. “Spero darai una mano a chi ne ha bisogno”, diceva uno di questi, “Spero tu conosca tutte le parole dell’inno nazionale e spero tu le voglia cantare con la mano sul cuore”; “Spero tu possa saltare nelle pozzanghere”.
Christina era nata dunque l’ 11.09.2001, il giorno dell’attacco alle Torri Gemelle di New York, ed è stata barbaramente uccisa il giorno 09.01.2011, vittima inconsapevole della Strage di Tucson.
Si tratta di una semplice coincidenza?
“Gli esseri umani inconsciamente cercano di comprendere il significato delle percezioni”, sostiene James Redfield nel suo romanzo “La profezia di Celestino”, che così continua: “ La cosa causa un profondo senso di irrequietezza. La maggior parte dei recenti malesseri della società possono essere dovuti a questa irrequietezza e ricerca. Stiamo cominciando a comprendere a renderci conto di cosa cerchiamo e di cosa sia in realtà questa esperienza più soddisfacente. In che cosa consiste l’esperienza che stiamo cercando? La metto in questi termini: ciò avviene quando ci rendiamo conto delle coincidenze che si presentano nella nostra vita. Hai mai avuto un presentimento o un’intuizione a proposito di qualcosa che volevi fare, di un cambiamento che volevi imporre alla tua esistenza, senza però sapere come metterlo in pratica? E, poi, dopo che te ne sei quasi dimenticato concentrandoti su altre cose, improvvisamente incontri qualcuno, leggi qualcosa o finisci in un posto che ti conduce proprio a quella stessa opportunità che avevi immaginato. Queste coincidenze ci colpiscono più di quanto ci si aspetterebbe dal caso puro e semplice; sembrano dovute al destino, come se la nostra vita fosse guidata da una forza inspiegabile. L’esperienza provoca una sensazione di mistero e di eccitazione, e come risultato noi ci sentiamo più vivi”.
Nel nostro caso, proviamo ad analizzare per un attimo i numeri e scopriamo che, sebbene distanti tra loro nove anni, le due date contengono un’ identica combinazione.
Infatti, lo zero, l’uno, il due e il nove si ripetono esattamente in entrambe le date.
Nella data dell’11.09.2001 (data della nascita di Christina), troviamo la seguente combinazione:
«Zero = tre volte; Uno = tre volte; Due = una volta; Nove = una volta, con la combinazione: 00011129».
Nella data del 09.01.2011 (data della morte di Christina), troviamo la seguente combinazione:
«Zero = tre volte; Uno = tre volte; Due = una volta; Nove = una volta, con la combinazione: 00011129».
Le due combinazioni coincidono perfettamente e appare improbabile che possa essere semplicemente frutto del caso.
La data della nascita e quella della morte di Christina sono collegate in maniera incontrovertibile tra loro.
James Redfield, sempre nel suo romanzo “La profezia di Celestino”, propone di “affidarsi al flusso delle coincidenze della vita di ogni giorno che, una volta interpretate, portano verso il proprio destino”, sostenendo altresì che “forse riusciamo a intuire il significato elevato di questi misteriosi avvenimenti più di quanto abbiano mai fatto le persone vissute prima di noi. Sappiamo che per ognuno di noi la vita è una rivelazione spirituale, seducente e magica, che nessuna filosofia o religione è riuscita finora a chiarire del tutto”.
E, allora, quale significato plausibile è possibile attribuire alla combinazione che lega la nascita (coincidente con l’attacco alle Torri gemelle) e la morte (coincidente con la strage di Tucson) di Christina?
Sicuramente si tratta di uno sconcertante e nefasto presagio che puzza di morte e tarpa nel contempo le ali alla speranza di un mondo migliore (Christina rappresentava uno dei 50 “volti della speranza”).
Christina non potrà più “dare una mano a chi ne ha bisogno”, così come non potrà più “cantare l’inno nazionale con la mano sul cuore”, e soprattutto, non potrà più “saltare nelle pozzanghere”.
Con visibile emozione, il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha concluso il suo intervento alla cerimonia commemorativa per le vittime della strage di Tucson, presso l’Università dell’Arizona, fra la gente ferita a morte, con un pensiero particolare alla piccola Christina.
“Se ci sono pozzanghere in paradiso”, ha detto il Presidente Obama, ” oggi è lì che Christina sta saltando. E qui, sulla terra, noi ci mettiamo la mano sul cuore e ci impegniamo, come americani, a forgiare un paese meritevole per sempre del suo spirito gentile e felice”.
Christina, quindi, come una meteora che illumina le menti dei massimi livelli mondiali di responsabilità?
La cosa potrebbe risultare abbastanza verosimile.
E c’è da augurarselo di cuore: poter trasformare i problemi in occasioni, provando a credere che un episodio scabroso possa costituire l’occasione per una crescita morale collettiva.
«Voglio che l’America si comporti bene», questa è stata la sintesi del discorso di Barack Obama alla cerimonia di commemorazione delle vittime della strage di Tucson.
E, ancora: “Voglio mantenere in vita le sue aspettative. Voglio che la nostra democrazia sia bella come Christina l’aveva immaginata. Voglio che l’America si comporti bene come aveva immaginato lei. Tutti noi, tutti dovremmo fare tutto ciò che è nelle nostre capacità per fare in modo che questo paese mantenga in vita le aspettative dei nostri bambini”.
Ma c’è da chiedersi se seguiranno anche concrete iniziative sull’opportunità di rivedere le leggi sulle armi negli Stati Uniti.
Il fenomeno della vendita di pistole e fucili non è un segnale confortante per chi, negli Stati Uniti, cerca di limitare il diritto di possedere un’arma.
“Non è la violenza a essere endemica negli Stati Uniti. A esserlo, è la violenza delle armi”, ha scritto recentemente in un editoriale il New York Times.
Il presente articolo è pubblicato anche su: GazzettaWeb.info, alla pagina:
http://www.gazzettaweb.net/it/journal/read/Le-pozzanghere-del-Paradiso-il-Presagio-.html?id=186