Presso il Museo Archeologico Nazionale di Manfredonia, in provincia di Foggia, allestito all’interno del Castello Svevo, è possibile ammirare le famose ed esclusive “Stele Daunie”, intorno alle quali aleggia l’ombra del mistero.
Infatti, a tutt’oggi, non è ancora del tutto chiaro l’uso che gli antichi ne facevano.
Il Castello Svevo è la sede del Museo Archeologico dal 1968.
Eretto da Manfredi di Svevia nel 1256, fu sottoposto ad alcuni rifacimenti nel XV sec. dagli angioini e , successivamente, nel XVI sec., fino a portarlo alla forma attuale.
Fino a tutto il 1888 fu utilizzato come caserma e, nel 1901, venne acquistato dal Comune di Manfredonia che lo cedette allo Stato nel 1968, con l’idea di allestire una sede museale.
Vengono prevalentemente esposti reperti provenienti dalla laguna Sipontina e, in particolare, viene mostrato materiale di epoca preromana.
Il percorso prevede, con il periodo preistorico, l’esposizione degli oggetti del Neolitico provenienti dagli scavi presso il fiume Candelaro e i rinvenimenti dal villaggio di Coppa Nevigata, presso Trinitapoli, abitato ininterrottamente dal Neolitico al VIII sec. a.C.
Il villaggio ebbe un notevole sviluppo già dall’età del Bronzo, come evidenzia la scoperta di ipogei ricavati in formazioni carsiche naturali contenenti un grande numero di sepolture, e stabilì contatti con la civiltà micenea, come testimoniano ceramiche provenienti dalla Grecia orientale.
L’attrattiva del museo sono le 1500 “Stele Daunie” ritrovate nella zona.
Si tratta di lastre di calcare del Gargano sulle quali sono incise a rilievo molto basso figure umane convenzionali, con mani portate al petto e con le decorazioni delle vesti indossate. Una cavità nella parte alta della lastra accoglie la testa, anch’essa scolpita in maniera approssimativa in forma di pinnacolo.
Se i dettagli dell’abbigliamento permettono di datare le lastre al VII-VI sec. a.C., nulla è ancora dato sapere circa il loro impiego; il fatto che siano decorate in entrambi i lati lascia pensare che dovessero essere collocate in posizione verticale.
Si può pensare a segnacoli tombali o a sculture votive per un santuario funerario.
Nel 1968, come si è detto, con la cessione da parte del Comune allo Stato, il Castello Svevo divenne la sede delle collezioni archeologiche del territorio di Manfredonia, al fine di illustrare la storia della laguna di Siponto, oggi scomparsa per effetto delle opere di bonifica e di un naturale processo di impaludamento.
La piana di Siponto, delimitata a sud dal corso del Cervaro, ha restituito testimonianze archeologiche che delineano la storia della regione dai primi insediamenti neolitici sino alla fondazione di Manfredonia.
Il Museo accoglie quindi reperti dei villaggi lungo il corso del Candelaro, della grotta Scaloria, di Coppa Nevigata, uno dei siti più noti della preistoria italiana per la completezza delle sequenze dell’età del bronzo.
Particolare interesse rivestono le “Stele Daunie”, scoperte alla fine degli anni Sessanta dello scorso secolo, dall’archeologo Silvio Ferri.
Nel corso dei secoli si sono verificate molte manomissioni: alcune di esse sono state divelte durante i lavori agricoli e ritrovate poi sparse nei campi; altre, invece, sono state addirittura riutilizzate nella costruzione di muretti a secco o di abitazioni rurali.
E’ quindi difficile accertarne la destinazione originaria: poiché la parte bassa delle lastre di pietra non è decorata, si ipotizza che fossero infisse nel terreno, mentre i soggetti delle decorazioni fanno supporre che servissero da segnacoli funerari di personaggi di ceto elevato, rappresentando immagini connesse con la vita del defunto.
Realizzate in pietra di origine locale, hanno forma rettangolare, sono interamente coperte da elaborate decorazioni geometriche ed erano sormontate da teste scolpite nella stessa lastra di pietra, oppure lavorate separatamente e poi infisse sulle stele per mezzo di perni.
Sulle teste femminili compare posteriormente una treccia di capelli, spesso completata con elementi ornamentali.
All’interno delle cornici geometriche si trovano decorazioni che indicano la condizione o l’attività del defunto: su alcune si individuano il pettorale, la spada e lo scudo dei guerrieri; altre evidenziano particolari tipicamente femminili, che documentano l’abbigliamento delle donne della Daunia antica, almeno nelle occasioni cerimoniali: vesti lunghe, guanti ornati che coprono gli avambracci e accessori personali che includono collane, fibule e cinture decorate con pendagli.
Su alcune stele compaiono immagini di vita quotidiana connesse con la caccia, la pesca e la filatura; una di esse presenta un’imbarcazione a vela quadra; altre rappresentano processioni legate al culto dei morti.
Si tratta veramente di qualcosa di esclusivo che merita di essere ammirato.