Il giorno 4 marzo prossimo avrebbe compiuto 69 anni.
Lucio Dalla era nato a Bologna il 4 marzo 1943; celebre la sua omonima canzone, tratta da un testo della poetessa Paola Pallottino, che gli valse il terzo posto assoluto sul palco dell’Ariston di Sanremo nel 1971.
Un artista unico nel suo genere, amato da tanti italiani di diverse generazioni.
E’ morto di infarto questa mattina a Montreux, in Svizzera, dove era impegnato in una tournée europea.
Un cantautore eclettico; tante belle canzoni … da “Piazza Grande” a “Caruso”, sfiorando i 50 anni di carriera artistica. Mezzo secolo di poesia e di geniali successi, regalando al mondo emozioni intense e durature.
La sua ultima apparizione quest’anno a Sanremo, accompagnando il giovane cantautore Pierdavide Carone con il brano “Nanì”, del quale era anche co-autore. La sua ultima poesia!
Lucio Dalla pugliese adottivo
Era cittadino onorario delle isole Tremiti dove risiedeva per lunghi periodi all’anno nella casa che aveva acquistato a San Nicola nell’Arcipelago; ed è li che sono nati alcuni dei suoi testi più belli, come ad esempio “Com’è profondo il mare”.
Famose le sue battaglie ambientali contro le trivelle. Nella sua isola adottiva il 30 giugno scorso organizzò un concerto in difesa del mare e contro le ricerche di petrolio nei fondali dell’Adriatico.
Ma Lucio Dalla era anche cittadino onorario di Manfredonia, la città dove era nata sua madre. Un foggiano doc, Renzo Arbore, oggi così ricorda l’artista e l’amico: “Sono tremendamente rattristato – dice – ho un ricordo piacevole, incantevole di Lucio, un episodio che proprio lui mi aveva fatto ricordare: da Manfredonia, sua madre veniva a casa mia, a Foggia, per vendere i vestiti a mia madre. E lei portava con se quel fagottino, che io cullavo. Soltanto molti anni dopo, quando ci siamo rincontrati grazie alla nostra carriera artistica, Lucio mi disse: ‘Ti ricordi di me? Sono il figlio della signora Ferrara di Manfredonia. Mamma mi ha detto che mi tenevi in braccio’. Un ricordo tenero di un grande amico, che avevo visto da poco a Siponto, a pochi chilometri da Manfredonia. Ci eravamo incontrati per un pranzo a base di pesce” (1).
E noi vogliamo ricordarlo come quel “Gesù bambino” della sua canzone “4 marzo 1943”, un capolavoro sull’amore e sulla guerra, passato alla storia come uno dei pezzi più celebri e commoventi del cantautore scomparso, che … sotto sotto …. era forse un grande credente!
4 marzo 1943
di Lucio Dalla
Dice che era un bell’uomo
e veniva, veniva dal mare…
parlava un’altra lingua…
però sapeva amare;
e quel giorno lui prese
mia madre sopra un bel prato..
l’ora più dolce
prima di essere ammazzato.
Così lei restò sola nella stanza,
la stanza sul porto,
con l’unico vestito
ogni giorno più corto,
e benché non sapesse
il nome e neppure il paese
m’aspetto’ come un dono d’amore
fino dal primo mese.
Compiva sedici anni
quel giorno la mia mamma,
le strofe di taverna le cantò a ninna nanna!
e stringendomi al petto
che sapeva sapeva di mare
giocava a far la donna
col bimbo da fasciare.
E forse fu per gioco,
o forse per amore
che mi volle chiamare
come nostro signore.
Della sua breve vita,
il ricordo, il ricordo più grosso
e’ tutto in questo nome
che io mi porto addosso.
E ancora adesso
che gioco a carte e bevo vino
per la gente del porto
mi chiamo Gesù bambino.
E ancora adesso
che gioco a carte e bevo vino
per la gente del porto
mi chiamo Gesù bambino.
La scomparsa di Lucio Dalla lascia un vuoto incolmabile; con lui se ne va un’epoca, una generazione, una corrente di pensiero e, a modo suo, uno stile di vita di cui è stato padre e creatore.
(1) Informazioni riportate su diversi siti internet, tra cui: http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/bari/.
Foto: L’Arcipelago delle Tremiti, settembre 2011, di Lorenzo Bove