Mi ha molto emozionato, stamattina, la lettura di un articolo del giornalista Massimo Gramellini su “La Stampa” di Torino.
Una storia semplice, quasi insignificante, ma di grande spessore.
In un mondo in cui si stenta, tra violenze gratuite e morti ammazzati, a ricercare e intercettare valori veri e condivisi per una corretta vita di relazione tra gli individui del nostro tempo, ecco che spuntano episodi da libro “Cuore”.
Il giornalista Massimo Gramellini ha voluto parlarcene, ed io ho ritenuto di riportare il suo articolo, pari pari, anche sul mio Blog “Come la penso io!”.
Buona lettura!
In memoria di Fata Prosciutto (di Massimo Gramellini)
” Fra i tanti articoli indispensabili che uno si illude di aver scritto, il Buongiorno che ha avuto storicamente il maggior numero di reazioni da parte dei lettori è uno squarcio di vita quotidiana pubblicato nel novembre del 2008. Raccontava della salumiera di un mercato di Torino, la signora Kathy, che ogni giorno, alle 13 e 40, riceveva la visita degli alunni di una scuola media poco distante e a ciascuno offriva un sorriso e una fetta di prosciutto. La signora Kathy non era una missionaria e i ragazzini non erano dei bisognosi. Eppure quel rito quotidiano di assurda e gratuita bontà aveva una sua magia e ogni giorno, alle 13 e 40, i clienti del mercato posavano le borse della spesa e guardavano in direzione della scuola, chiedendosi: ma i ragazzi quando arrivano? Arrivavano, arrivavano sempre. E continuarono a farlo anche dopo l’uscita dell’articolo. Finché un giorno, alle 13 e 40, sono corsi al bancone ma non hanno più trovato ad accoglierli il sorriso della signora Kathy, ribattezzata Fata Prosciutto. Si era ammalata. I ragazzini hanno continuato lo stesso a recarsi al bancone: non più per il prosciutto, ma per avere sue notizie. Le mandavano saluti, pensieri, preghiere. E quando l’altra settimana la Fata se n’è andata – perché le fate hanno molto da fare, non possono stare sempre con noi – la chiesa del funerale era stracolma come per una principessa e anche il prete si è commosso. Basta davvero poco per comunicare con il cuore del mondo. È un linguaggio universale che non usa le parole, ma i gesti. A volte anche una fetta di prosciutto “.
Da “La Stampa” del 20/03/2012